Un Foglio internazionale

Il vaccino? Grazie, capitalismo

Redazione

Il ceo di Johnson & Johnson spiega come ci si è arrivati così presto. La ricerca alle spalle

Segnatevi il paradosso di questa fase pandemica: le grandi aziende sono politicamente dei villani, derise a destra e a sinistra”, scrive Allysia Finley sul Wall Street Journal: “Tuttavia il più importante, forse l’unico, motivo per cui il flagello del Covid-19 sta iniziando a cedere sono i vaccini sviluppati da Big Pharma. In pochi conoscono questo paradosso meglio di Alex Gorsky, il ceo di Johnson & Johnson, l’azienda farmaceutica e di prodotti cosmetici. I politici hanno infangato questa azienda per avere presuntamente imposto dei prezzi sproporzionati per le medicine, e gli avvocati per avere utilizzato il talco nelle polveri per bambini, che l’azienda ha smesso di usare in America nel 2020. Ma adesso J&J ha ripulito la propria reputazione grazie allo sviluppo del vaccino monodose anti Covid, che è stato autorizzato lo scorso mese dal regolatore americano. Questo siero ha aumentato la disponibilità vaccinale degli Stati Uniti in un momento critico e consentirà a un miliardo di persone in tutto il mondo di vaccinarsi. Il percorso di J&J verso il vaccino – da fallimento a prodigioso successo, da investimento a rischio a scoperta leggendaria – è una storia poco conosciuta sulla scienza, i rischi di impresa e l’innovazione. Ci sono anche delle lezioni per chi pensa che il capitalismo abbia solo a che fare con i profitti rapaci. ‘Non ci troveremmo nella posizione in cui siamo oggi se non avessimo investito miliardi di dollari nell’ultimo decennio’, dice il sessantenne Gorsky in un’intervista successiva all’autorizzazione del vaccino da parte dell’ente regolatore americano, la Food and Drug Administration (Fda). Il veterano dell’esercito americano era in piedi dalle tre e mezzo del mattino per fare qualche esercizio all’alba prima di prendere parte a una riunione dopo l’altra. Lo sviluppo del vaccino anti Covid di J&J nell’ultimo anno è stato uno sprint, ma il processo che ha portato a questo risultato è stato una maratona decennale. I vaccini per la poliomielite o l’influenza stagionale vengono sviluppati dai virus indeboliti o inattivati. Ma i pazienti spesso producono una risposta immunitaria debole a un virus inattivato, e questi vaccini hanno degli effetti avversi su alcuni individui. Negli ultimi vent’anni gli scienziati hanno studiato un metodo potenzialmente più efficiente ed efficace noto come ‘vaccino vettoriale’: grazie all’ingegneria genetica, vengono introdotte parti del codice genetico di un patogeno nelle cellule umane. Le nostre cellule poi costruiscono i doppioni. Queste repliche innocue generano una reazione immunitaria, e producono anticorpi e globuli bianchi. Quando entra il patogeno reale, il nostro sistema immunitario è pronto. ‘Il nostro corpo ha diversi strati di risposte in queste situazioni. C’è una risposta immediata, e c’è una risposta a lungo termine’, dice Gorsky. ‘Il tuo corpo riconosce il virus e inizia a produrre anticorpi, tra cui le cellule T e le cellule B. Gli anticorpi possono scomparire dopo qualche mese, ma le cellule T sono più resistenti e hanno una memoria fotografica”’. 

 

Alcune varianti permettono al virus di infiltrare le cellule umane ed eludere in parte la risposta degli anticorpi. Le cellule T non vengono ingannate così facilmente. Uno dei motivi per cui gli scienziati sono così eccitati dal vaccino J&J è che una singola dose genera una grande risposta delle cellule T. Questo significa che l’immunità può durare più a lungo – bisognerà vedere quanto esattamente – e verrà difficilmente neutralizzata dalle nuove varianti. Gorsky attribuisce questa protezione robusta all’utilizzo di una piattaforma vettoriale di adenovirus, il cui sviluppo ha impiegato oltre un decennio. La scoperta di questa cura è stata lunga e accidentata ma, sostiene il Wsj, il capitalismo per definizione comporta un elemento di rischio. “‘Dieci anni fa avevamo poca esperienza nei vaccini’, dice Gorsky: ‘Molte sperimentazioni sono fallite, e abbiamo finito per perdere gran parte del nostro investimento di partenza’. Tuttavia, in seguito a ciò abbiamo iniziato a utilizzare ‘due tecnologie davvero importanti che hanno dato vita a ciò che stiamo facendo ora’. Malgrado i fallimenti iniziali, J&J ha continuato a lavorare sui vaccini contro Ebola, Hiv, Zika, che sono molto presenti nei paesi in via di sviluppo. 

 

J&J era indietro di qualche mese rispetto ad altri produttori di vaccino, in parte perché gli scienziati hanno dovuto compiere delle rinunce per creare un vaccino monodose che potesse essere prodotto su larga scala e distribuito rapidamente. Una singola dose doveva produrre una reazione immunitaria immediata, ma non così forte ma da causare degli effetti collaterali gravi. 

 

Molti vaccini anti Covid, tra cui Moderna e Pfizer-BioNTech, utilizzano  tecnologie innovative sviluppate e testate nell’ultimo decennio su altre malattie. Il vaccino AstraZeneca è simile a quello di J&J, ma utilizza l’ adenovirus di uno scimpanzé come vettore. I vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna iniettano il codice genetico del virus attraverso l’mRna, che ordina alle cellule umane di produrre delle pseudo-proteine spike che a loro volta suscitano una risposta immunitaria. Circa l’85 per cento dei vaccini fallisce nella fase di sperimentazione, e quelli che procedono alla fase successiva storicamente richiedono un lavoro di dieci o quindici anni. Sembra un incredibile colpo di fortuna che abbiamo avuto così tanti vaccini anti Covid in così poco tempo. Ma è più di questo. Dobbiamo dare credito ad anni di ricerca e investimenti delle aziende, oltre alla collaborazione del governo durante la pandemia, che Gorsky spera possa continuare anche oltre. ‘Penso che questo sia un momento d’oro, non solo per Johnson & Johnson, ma per l’industria farmaceutica’, dice: ‘Crediamo che un ambiente medico-tecnologico e biofarmaceutico basato sul mercato e sull’innovazione sia importante per produrre gli esiti migliore per la salute nel lungo termine’”.

(Traduzione di Gregorio Sorgi)

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