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Un Foglio internazionale

Religione e modernità devono andare assieme

Eulogia di Jonathan Sacks, ex rabbino capo del Regno Unito. Una grande voce morale nello spaesamento della cultura contemporanea. L'articolo del Times

La morte di Lord Sacks, l’ex rabbino capo della Gran Bretagna, ha recato grande dolore anche al di fuori della comunità ebraica”, scrive Melanie Phillips sul Times: “Questo è successo perché la sua impareggiabile abilità di comunicare le idee religiose, espressa nei suoi articoli per questo giornale e nei suoi interventi per la trasmissione Thought for the Day su Bbc Radio 4, gli ha permesso di influenzare molte persone appartenenti ad altre fedi religiose o atee. Questo non è dovuto solamente al suo grande intelletto, ma anche al fatto che si è misurato sia con la società britannica che con la fede ebraica al quale appartiene (come me) fin dalla nascita. Dopo essersi impadronito del mondo laico, Sacks ha affrancato l’altro lato della sua identità; mi ha confessato di avere studiato filosofia a Cambridge con l’idea di diventare rabbino. Col passare del tempo, la sua voce sarebbe diventata autorevole in tutto il mondo.

 

Entrambi i lati della sua identità hanno animato l’idea che la fede religiosa svolge un ruolo cruciale nella vita moderna, e che l’abbandono della moralità biblica sta portando l’occidente verso l’autodistruzione. Nelle Reith Lectures (una serie di interventi alla Bbc, ndt) del 1999 intitolate ‘La persistenza della fede’, Jonathan Sacks è stato uno dei primi personaggi pubblici a sostenere che la cultura dell’individualismo sta erodendo la moralità, sostituendo il pluralismo con l’intolleranza e distruggendo la comunità attraverso la violenza e la frammentazione. Successivamente, libro dopo libro, ha tentato di riconciliare la religione e la modernità per promuovere il ruolo della fede nella vita pubblica. Nel libro ‘Future Tense’ del 2009 Sacks ha sostenuto che la società civile può essere rinvigorita attraverso la sostituzione di una cultura competitiva e contrattuale con una cultura basata sugli obblighi religiosi, che definisca i rapporti a secondo dell’appartenenza collettiva e della responsabilità condivisa.

 

In uno dei suoi ultimi libri, ‘Morality’, Sacks ha parlato del bisogno di muoverci da una cultura dell’‘io’ a una cultura del ‘noi’, sostenendo che non ci possa essere libertà senza moralità e responsabilità. Queste idee non hanno avuto successo solamente grazie alla semplicità della sua prosa. Il vero motivo è stato che gran parte dei suoi princìpi religiosi hanno oltrepassato il radar dello scetticismo secolarista. L’idea dominante in occidente sostiene che la religione ruota attorno a Dio e a tutto ciò che è sovrannaturale, e viene praticata in chiesa. Il cristianesimo dà grande importanza alla salvezza delle anime. Nel 1978 il reverendo Edward Norman disse che il materialismo stava privando i credenti di un ‘ponte con l’eternità’. Oltre dieci anni più tardi, Sacks ha scritto che per i cristiani la religione è un fatto spirituale, non sociale; al contrario per gli ebrei la santità dipende dai ‘nostri atti, rapporti e strutture sociali’.

 

Molte persone che incontrano l’ebraismo per la prima volta sono stupite che questa religione dal fatto che essa non dia grande importanza a Dio. La sua preoccupazione è il mondo di oggi e non quello di domani. L’ebraismo ridimensiona il sovrannaturale e invece fornisce delle indicazioni su come comportarsi bene e convivere nel modo migliore nella società. Gli scritti di Sacks spiegano come generare compassione, gentilezza e rispetto reciproco. L’ex rabbino capo ha affrontato l’importanza della libertà, i suoi paradossi e le difficoltà; ha sostenuto che la tolleranza dipende dal riconoscimento che tutti hanno il diritto di scegliere il loro percorso verso il divino. Queste idee sono tutte nate nella Bibbia ebraica. Certo, molti di coloro che hanno aderito al cristianesimo o ad altre religioni si comportano con tolleranza e compassione e sentono un grande obbligo condiviso.

 

Lo stesso vale per chi non crede in alcuna religione – anche se questi atei o agnostici occidentali avranno sicuramente assimilato l’etica cristiana crescendo in una cultura il cui sistema valoriale deriva dal cristianesimo. Sacks è entrato in sintonia con così tante persone perché non ha mai ridimensionato la complessità, la contraddizione e il dubbio. Non si è mai rifugiato nella sovra semplificazione o nel letteralismo biblico, temi repellenti per chiunque ragioni su questi argomenti. E questa è un’altra caratteristica dell’ebraismo, che è non è fondato sul conformismo dottrinale o l’obbedienza ma sul dibattito, la disputa e il dubbio. Con questo non voglio sminuire la difficoltà di conciliare la religione con la modernità per gli ebrei e per chiunque altro.

 

Molti non sono in grado di riconciliare i mondi della fede e della ragione che Sacks ha tentato di unire. Tuttavia, per lui non è stato difficile comunicare che la fede religiosa è essenziale per dare vita a una comunità civile e razionale perché la fede religiosa che Sacks rappresentava era mirata proprio alla creazione di una comunità civile e razionale. È molto più difficile entrare in sintonia con persone che non hanno alcuna fede religiosa chiedendo loro di credere a una serie di eventi sovrannaturali. Inoltre, identificarsi come un credente viene trattato con tale disprezzo dagli atei intolleranti che la mente potrebbe semplicemente arrendersi dinanzi all’assalto e respingere ogni inclinazione religiosa.

 

Molti chierici si sono arresi a questo velenoso conformismo secolare. Il grande successo di Sacks è stato quello di produrre degli argomenti per sconfiggerlo. Il suo mandato non è stato privo di controversie all’interno della comunità ebraica. Tuttavia, la sua grande eredità sono i volumi e gli scritti che ha lasciato a tutti noi. Questi non rappresentano solamente un messaggio di speranza ma un kit di sopravvivenza per l’umanità. Questo è il motivo per cui Jonathan Sacks viene compianto, non solo in Gran Bretagna ma in tutto il mondo”. (Traduzione di Gregorio Sorgi)

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