Kibbutz meridionale di Nahal Oz oltre il confine con la Striscia di Gaza mostra un drone dell'esercito israeliano che sorvola manifestanti palestinesi l'8 giugno 2018 (LaPresse)

Anche un solo asilo colpito è troppo

Gli attacchi da Gaza e la deterrenza di Israele, sul Jerusalem Post (30/5)

Decine e decine di razzi e proiettili di mortaio hanno colpito le comunità israeliane, centrando fra l’altro una scuola d’infanzia fortunatamente poco prima che vi arrivassero i bambini. Il giorno precedente, diverse case di Sderot erano state bersagliate da raffiche di mitragliatrice esplose da Gaza”. Questo il commento del Jerusalem Post all’ultima tornata di attacchi da Gaza su Israele. “Nessuno si è veramente sorpreso per questa escalation. Hamas ha cercato in tutti i modi di imporre di nuovo la striscia di Gaza all’ordine del giorno della comunità mondiale. Ci ha provato con la ‘Grande marcia del ritorno’, ma con un successo relativamente limitato. Fomentare una guerra con Israele potrebbe fare al caso. Esiste una tendenza a considerare i colpi di mortaio e di mitragliatrice come pericoli ‘meno gravi’. E’ un grave errore. In passato i proiettili di mortaio da Gaza hanno ucciso degli abitanti dei kibbutz nel sud di Israele. A differenza del lancio di un razzo, per il quale di solito restano alcuni secondi di preavviso per cercare di mettersi al riparo, i proiettili di mortai colpiscono senza che possa scattare in tempo la sirena d’allarme. Le bombe di mortaio saranno anche considerate ‘primitive’, specie in confronto a razzi e missili a più lunga gittata, ma dobbiamo chiederci: forse che la vita di un abitante di Sderot o di un kibbutz come Nir Am ha meno valore della vita di un abitante di Ashkelon o Tel Aviv? Nel caso in cui un colpo di mortaio mutilasse o uccidesse qualcuno, la reazione d’Israele sarebbe per forze di cosa molto più seria e la situazione potrebbe rapidamente degenerare: uno sviluppo particolarmente problematico a fronte di un nemico come Hamas e Jihad islamico che usa sistematicamente la propria popolazione come scudi umani. Queste organizzazioni terroristiche fondate sul culto del martirio vogliono il sangue, che sia palestinese o israeliano. Sono felicissime se civili o militari israeliani vengono uccisi (ogni volta che accade celebrano la cosa con aperte scene di tripudio), ma considerano una vittoria anche una reazione israeliana che causi vittime fra i palestinesi di Gaza (non importa se membri delle organizzazioni terroristiche o innocenti colpiti per errore), giacché rappresenta la possibilità di riportare la ‘questione palestinese’ sotto i riflettori di tutto il mondo, di dipingere Israele come il cattivo e di invocare ulteriori finanziamenti internazionali. Quello che non si può chiedere a Israele, e che Israele non può permettersi, è di rinunciare alla sua deterrenza. Il mondo ha fatto spallucce quando i palestinesi hanno iniziato a lanciare da Gaza decine e decine di aquiloni incendiari che hanno appiccato vasti incendi, che causano danni economici e ambientali enormi e mettono a rischio beni e vite dei civili israeliani in tutta l’area. Questa settimana, dalla parte sud della striscia di Gaza è stato lanciato un drone carico di esplosivi. Martedì, i residenti hanno dovuto subire una pioggia di razzi e colpi di mortaio. Il mondo sarà anche distratto da altro, ma Israele semplicemente non può permettere che questo stato di cose continui. Israele non vuole la guerra, ma senza deterrenza la guerra prima o poi scoppia inevitabile”.

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