Francis Fukuyama (foto tratta dal suo profilo Facebook)

“La democrazia occidentale rischia di morire con un bicchiere di mojito in mano”

Redazione

Fukuyama rilegge la sua “fine della storia” e dice che non ci sono alternative al liberalismo, ma che può collassare di noia relativistica, scrive il Figaro (5/4)

Nel 1992, dopo la caduta dell’Urss, “La fine della storia” è diventato il libro di culto degli apostoli di una “felice globalizzazione”. Ma il trionfo della democrazia liberale, profetizzato da Francis Fukuyama, non ha avuto luogo. In occasione della ristampa del suo saggio, l’intellettuale ritorna alla sua tesi. “Hegel e Marx ritenevano che l’evoluzione delle società umane non fosse infinita, ma si sarebbe conclusa quando l’umanità avesse sviluppato una forma di società che soddisfacesse i suoi bisogni più profondi e fondamentali. Il mio libro è apparso al tempo del crollo dell’Urss. L’ho scritto un paio di mesi prima della caduta del Muro di Berlino, anche se le manifestazioni pro-democrazia avevano avuto luogo in piazza Tiananmen a Pechino, e nel bel mezzo di un’ondata di transizioni democratiche in Europa orientale, in America Latina, Asia e Africa sub-sahariana. Dissi allora che la storia avrebbe preso una piega molto diversa da quella immaginata dagli intellettuali di sinistra. Il processo di modernizzazione economica e politica non ha portato al comunismo, come predetto dai marxisti, ma a una forma di democrazia liberale e di economia di mercato. Non ho cambiato idea. Il liberalismo politico, anche se indebolito, non ha ancora concorrenti seri”. Eppure, autocrazie e islamisti avanzano. “Il mondo oggi dipende ancora da un ordine che può essere definito l’ordine liberale internazionale. Né l’islamismo, né il capitalismo di stato cinese, né il regime autoritario russo sono vere alternative. E’ vero che Xi Jinping è alla testa di quello che sarebbe un altro ordine, un ordine autoritario che potrebbe rappresentare un’alternativa alle nostre democrazie liberali. Ma se osservi da vicino, puoi vedere che la Cina sta beneficiando oggi della sua integrazione in un mercato aperto. In questa prospettiva del lungo periodo, i regimi autoritari sono particolarmente male armati. Hanno molte debolezze. Sono considerati illegittimi e spesso dipendono da una singola personalità travolgente o da fattori congiunturali. Nel caso della Russia, ad esempio, gran parte della sua apparente prosperità e successo come grande potenza deriva da un prezzo dell’energia particolarmente favorevole”. E l’Isis? “L’islamismo radicale ha avuto un certo successo nel portare a se stesso alcune persone o nutrirsi di una sensazione di vuoto e alienazione, ma non è un sistema particolarmente amato o rispettato. Questo tipo di sistema ultra-autoritario ha un basso potenziale di longevità. Prova di ciò è che il califfato non si estende più. L’assimilazione delle popolazioni immigrate alle norme democratiche liberali è estremamente difficile in Europa. E direi che questa è una minaccia maggiore per la democrazia rispetto alla situazione in medio oriente”.

 

L’immigrazione sta destabilizzando le democrazie liberali? “L’Unione europea è stata progettata per organizzare la libera circolazione all’interno dei suoi confini, ma gli architetti dell’Ue non hanno prestato sufficiente attenzione alle frontiere esterne. Tuttavia, il sistema Schengen non può funzionare senza una sicurezza ottimale. Se i flussi non vengono controllati, si creano le divisioni sociali, territoriale e culturale che vediamo oggi e che portano come corollario un aumento dei populismi”. I diritti universali dell’individuo cominciano a dissolversi in una ridda di diritti speciali. “A sinistra, il cavallo di battaglia della vecchia lotta di classe è stato sostituito dal nuovo telaio della lotta politica per il riconoscimento dei diritti di gruppi specifici come gli afro-americani, le donne o gli immigrati. Questo è comprensibile per me, ma ha provocato una forte reazione. La maggioranza bianca della popolazione che era solita considerarsi emblematica della nazione si è sentita maltrattata da ciò che percepiva come un privilegio che sarebbe stato offerto alle minoranze. Ciò dimostra che è estremamente pericoloso per qualsiasi democrazia degna di questo nome la divisione in così tante diverse categorie definite dalla sola biologia. In una democrazia liberale, devi assolutamente avere una popolazione che si consideri come appartenente alla stessa comunità democratica”.

 

La principale soddisfazione che si ha quando si vive in una democrazia liberale è soprattutto legata al benessere materiale e alla libertà personale che se ne guadagna. “Ma tutto questo è sufficiente per la crescita di una popolazione? Un difetto ampiamente riconosciuto nella teoria liberale anglosassone è che gli uomini non moriranno mai per un paese basato esclusivamente sul principio di autoconservazione. Gli uomini dalla educazione moderna si accontentano di sedersi a casa e si congratulano con se stessi per la loro apertura mentale e la mancanza di fanatismo! Facendo dell’autoconservazione il primo di tutti gli imperativi, l’ultimo uomo è come lo schiavo di Hegel. L’esperienza della storia lo ha annoiato, è disilluso riguardo alla possibilità di un’esperienza diretta dei valori. Di fronte alle nuove minacce, le società occidentali devono imperativamente riconnettersi ai loro ideali. I giovani, in particolare, hanno bisogno di credere in qualcosa che vada oltre, o rischiano di cadere nel relativismo o nichilismo. La democrazia e la stessa democrazia liberale erano un tempo l’ideale cui aspirare. Per coloro che vivevano sotto il comunismo, specialmente. Tuttavia, con la pace e la prosperità delle ultime due generazioni, molti giovani sembrano aver dato per scontato l’esistenza della democrazia liberale. Se le giovani generazioni possono mobilitarsi contro il nemico solo andando a sedersi sulla terrazza di un caffè con un bicchiere di mojito in mano, allora sì, c’è il rischio di sconfiggere la democrazia”.

Di più su questi argomenti: