Donald Trump (foto LaPresse)

Il liberalismo ha vinto, altro che fallito

Non dimentichiamoci dei successi che abbiamo conseguitoScrive First Things

Patrick Deneen sostiene che il liberalismo ha fallito” ha scritto Timothy Fuller, professore di Scienza politica al collage del Colorado, recensendone il nuovo libro ‘Why Liberalism Failed’. “Asserisce pure, in un suo recente articolo, che ‘la vittoria assolutamente risicata di Donald Trump potrebbe essere compresa come l’ultimo respiro esalato da un conservatorismo moribondo, che è stato ucciso dal liberalismo americano’.

 

Se il liberalismo ha fallito, si è portato il conservatorismo con sé nella tomba. Queste non sono domande per Deneen. Sono il verdetto di un fato inevitabile. In ogni aspetto della vita contemporanea, letteralmente, Deneen vede soltanto prospettive misere: ‘il successo odierno del liberalismo è visibile sopratutto nell’ammassarsi dei segni del suo fallimento. Ha rifatto il mondo a sua immagine e somiglianza, e tuttavia la nostra liberazione ci rende incapaci di resistere alle sue forze plasmanti, con la loro promessa di libertà che ci induce alla schiavitù dell’inevitabile, cui non possiamo esimerci dal soggiogarci’. In altre parole, il liberalismo non ha davvero fallito. Ha vinto, ma Deneen pensa che il suo successo sia il volano del suo fallimento, e pensa che sempre più persone vi si rivolteranno contro in cerca di un’alternativa che, preoccupantemente, l’ascesa dei sentimenti populisti segnala: ‘l’infelicità civica si specchia nello scontento economico.

 

I cittadini vengono sempre più spesso chiamati ‘consumatori’, anche se la libertà di comprare qualsiasi bene di consumo immaginabile contribuisce ben poco a calmierare l’ansia economica. Deneen è pronto ad andare oltre il liberalismo, e contro di esso. Prescrive dunque esperimenti di organizzazione sociale di piccola scala, su base comunale, che non vadano ad erodere davvero l’ordine esistente. Ciò consiste nel formare comunità piccole e locali, in cui si possa perseguire una vera libertà, voltando le spalle a forme di produzione alienante. Qui Deneen si unisce a un’antica tradizione di utopisti americani. Ci sono stati diversi esperimenti utopistici, nella storia del paese, che sostenevano di essere modelli che la società nel suo complesso avrebbe inevitabilmente voluto emulare. L’idea di base è che un cambiamento della struttura sociale incoraggerà un sacrificio altruistico dell’io al posto dell’interesse privato. Un motivo per essere scettici è che non abbiamo un’idea chiara di cosa davvero significherebbe la libertà al di fuori del liberalismo, né che tipo di istituzioni politiche soppianterebbero quelle su cui tuttora facciamo affidamento. Deneen immagina un mondo purgato delle sue attuali imperfezioni. Può sembrare allettante nell’astratto, ma il cambiamento storico raramente produce vittorie senza perdite. E’ sicuramente prezioso il tentativo di ponderare i vantaggi e gli svantaggi del liberalismo, dobbiamo però fare attenzione a entrambi: non dimentichiamoci di tutte le vittorie che abbiamo conseguito”.