Una protesta contro la Brexit a Belfast, Irlanda del nord (foto LaPresse)

Così la Brexit divide gli inglesi

Redazione

La nozione che la gente possa essere realistica sui problemi che l'uscita dall'Ue comporterà, rimanendo ottimista e fedele alla Brexit, è considerata una cosa impossibile. Cosa i remainer continuano a non capire. Scrive il Times (27/12)

"Non siamo ancora alla messa da requiem per la Brexit, ma quasi” ha scritto sul Times l’opinionista Melanie Phillips. “Il produttore e compositore britannico Matthew Herbert sta portando la sua Brexit Big Band in giro per l’Europa, per quello che lui chiama ‘un tour delle scuse’, fatto di canzoni che deplorano l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Lo scorso venerdì, ospite del programma Bbc Daily Politics, ha dichiarato che la Brexit ha posto fine alla creatività, alla tolleranza e alla collaborazione con gli stranieri. ‘Dov’è la gioia?’, ha chiesto, ‘dov’è la visione positiva?’. Eppure un’attitudine più buia, deprimente e triste della sua sarebbe difficile da immaginare. E non è certo da solo: molti remainer si comportano come se fossero in pieno lutto. Al contrario i Brexiteer, anziché essere timorosi per un eventuale tradimento, sono pieni di gioia. E come non potrebbero esserlo? Dopo decenni in cui la possibilità che il Regno Unito potesse governarsi da sé, con le proprie leggi e politiche, è stata tagliuzzata senza sosta, ce ne stiamo finalmente riappropriando. In che modo il riappropriarsi della propria sovranità democratica può non essere una fonte di gioia e visione positiva? Per i progressisti, è assiomatico che quelli nell’altro campo siano senza gioia, dei reazionari avariati che concepiscono la natura umana come intrinsecamente fallace. Di contrasto, i progressisti si vedono come aperti di mente e ottimisti sulla natura umana. Credono che tramite ideologie come il multiculturalismo e l’universalismo possono non solo rompere le barriere e trasformare la società per il meglio, ma anche eradicare il pregiudizio e l’ipocrisia dal cuore umano stesso. Di conseguenza, sono guidati da un’implacabile convinzione che il progressismo sia non solo un punto di vista ma una virtù di per sé.

 

Dunque qualunque cosa metta in discussione questa visione del mondo non può avere nulla di buono da offrire.

 

Per definizione, quindi, la Brexit può essere solo sinonimo di male, così come le attitudini di quelli che la sostengono. La nozione che la gente possa essere realistica sui problemi che questo comporterà, rimanendo ottimista e fedele alla Brexit, è considerata una cosa impossibile. Si rifiutano di credere ai sostenitori della Brexit quando questi insistono che la principale ragione per cui hanno votato per lasciare l’Unione europea era il desiderio di riportare il Regno Unito a essere una nazione democratica e sovrana. I remainer li additano come bigotti e razzisti. Si dice che il dolore consti di cinque fasi: negazione, rabbia, compromesso, depressione e accettazione. I remainer (…) sono bloccati nella prima fase. Davanti a questo lutto inconsolabile, non si può far altro che consigliare loro una sessione di terapia del dolore. Per noialtri, la Brexit significa un big band tour di festeggiamenti”.

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