Infografica di Enrico Cicchetti

Riflusso nazionalista in Cina

Enrico Cicchetti

La presenza dello stato nell’economia cinese è tornata a farsi crescente

Dopo un’ondata di privatizzazioni tra gli anni Ottanta e Novanta, la presenza dello Stato nell’economia è tornata a farsi crescente. Nel 2006 la Banca Mondiale constatava come fosse “diventato chiaro che, per ragioni politiche ed economiche, lo Stato rimarrà uno dei principali proprietari di asset produttivi in un certo numero di economie negli anni a venire”. Il numero di State owned enterprises (Soe), aziende a controllo pubblico, è aumentato dal 9,8 per cento nel 2005 al 22,8 per cento nel 2014 in proporzione sulle prime 500 aziende quotate in Borsa della classifica Fortune, con performance simili ai concorrenti privati. Le società a proprietà statale rappresentano il 50 per cento della capitalizzazione di mercato in differenti paesi avanzati dell’area Ocse, e non solo in paesi ex socialisti. I più grandi Soe operano nei settori delle telecomunicazioni, della produzione di energia e in quello dei trasporti ferroviari. Mentre la seconda più grande concentrazione di Soe è nel settore finanziario. In particolare la crescita delle imprese pubbliche cinesi è impressionante e solo di recente, con il crescere della retorica del protezionismo in economia unita all’idea di proteggere i cittadini dalla competizione globale, si discutono misure che hanno il merito di ridurre gli effetti distorsivi per la concorrenza di mercato creati da colossi statali cinesi ampiamente sussidiati da un governo non democratico.

  

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