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Il Figlio

Come è fatto il corpo di una madre? Ester Armanino crea lo spazio e lo riempie

Giacomo Giossi

In “Mia mamma è una matrioska” le illustrazioni si mescolano alla prosa, nella cornice di un racconto a tratti aspro eppure fiabesco. Una morfologia dell’intimità, con abbracci che cambiano di anno in anno fra gioia e dolore

Come è fatto il corpo di una madre? Ma anche, di cosa è fatto il corpo di una madre? In questo caso visto interpretato e illustrato da una figlia, la scrittrice Ester Armanino che per Mia mamma è una matrioska (Rizzoli) esordisce anche come illustratrice. La morfologia di una madre è un campo vasto i cui confini - mobili - si misurano in prima battuta con gli abbracci, quelli di una figlia piccola che memorizza per la prima volta lo spazio materno fatto di un profumo unico e terribilmente irrecuperabile e di un tessuto, quello di un cappotto, a definirne la morbidezza e l’ampiezza. Gli abbracci cambiano anno dopo anno e mutano la misura, interpretano la gioia e il dolore. La vita dei figli corrisponde alla misura della distanza dal corpo della madre, dalla sua multiforme capacità di accogliere e ospitare. Il primo indumento ricordato è un cappotto rosso che la madre indossa per proteggersi, per sentirsi a casa. Il cappotto è quello di un’altra madre, la sua, la nonna. Quel capotto porta il segno della storia, della libertà e di una cittadinanza finalmente pienamente declinabile al femminile. Con quel cappotto infatti la nonna andò a votare per la prima volta nel 1946, con quel cappotto anni dopo la mamma resiste e lotta quotidianamente per il suo spazio di libertà. L’abbraccio è quello da bambina che arriva ai fianchi, provando a cingerli.

 

È l’incontro tra il corpo adulto di una donna che diviene il primo elemento di riconoscimento, quello di un corpo accogliente capace di contenerne altri, esattamente come una matrioska. E gioca bene e con dovizia con la metafora del guscio Ester Armanino nel ricordo sì della madre, ma soprattutto di una maternità che diviene corpo universale dentro alla quale poter scivolare e scoprire il segno di un tempo che appartiene alla Storia e anche alla biologia. Mia mamma è una matrioska è un racconto a tratti aspro eppure fiabesco che concilia il presente e il ricordo all’interno di una linea che non vuole fratture e che non ha salite impervie o discese ripide. Un testo-corpo fatto di curve morbide, di incanto e attraverso da un’emozione – tanto infantile quanto adulta – che coglie sempre i figli in quel preciso stato di nostalgica meraviglia. Una vibrazione che non ha bisogno di definire i punti dentro ai quali si compie l’esistenza della madre, perché basta la sua presenza stessa a dare forma ad una disciplina e ad una dignità che vive pienamente nell’orgoglio dei propri diritti, nella giustezza delle proprie idee.

 

Un’idea di cittadinanza che non si priva del gioco, del riso e dell’importanza del piacere. Una madre che può essere anche una bambina, esattamente come la sua di bambina. Uno scambio di ruoli che è addestramento alla vita, sguardo verso un futuro che sarà tale per entrambe, ma in modi diversi. In copertina il viso gentile di una matrioska, nei suoi occhi delle lacrime felici come possono esserlo le bolle di sapone con cui una madre e una figlia giocano, da un occhio all’altro come dalle finestre di una casa. Matrioska è il guscio necessario per capire la vita nelle sue storie improvvise, nelle cose che capitano e che vanno affrontate. Non si tratta di andare alla guerra, ma di andare al cuore della pace, non di difendersi, ma di proteggersi. Mia mamma è una matrioska è un libro dedicato a una madre e alla sua storia di donna, alla forza di quel guscio e al nucleo vitale che vi è contenuto. Un nocciolo duro che arriva alla fine o come nel caso della figlia compare all’inizio quando dei gusci ancora non si sa nulla e vanno scoperti come qualcosa che si toglie e che si mette. Alcuni gusci servono per proteggersi, altri per amare, per cura e anche per bellezza. Il racconto si apre con un segreto e si chiude con la parola libertà. Un’avventura vera segnata dai colori a olio delle migliori estati dell’infanzia.

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