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L'ingiustizia di compiere dieci anni e avviarsi verso la vecchiaia

Annalena Benini

Ma se davvero è tutto quasi finito, sarei pazza a rinunciare a quel panino alla Nutella

Mio figlio ha compiuto dieci anni pochi giorni fa, e non era contento. Lui spesso non è contento, soprattutto la mattina, quando deve andare a scuola. Soprattutto il pomeriggio, quando deve fare i compiti. Soprattutto la sera, quando deve andare a dormire. Dice che non è giusto, e io gli dico che invece è giusto, e comunque quello che è giusto lo deciderò io, per molti anni ancora. Ma questa volta l’ingiustizia non riguardava mettere in ordine, sparecchiare, scrivere dentro le righe, non buttare i vestiti per terra, non guardare youtubers subumani per otto ore al giorno. Mio figlio era alle prese con l’ingiustizia dell’invecchiare. “Ho già dieci anni – diceva – di questo passo ne avrò presto quaranta, e poi cinquanta, e sarà tutto finito”, e mentre lo diceva, realmente angosciato, mi guardava con una specie di compassione negli occhi. Il fatto che collegasse la mia persona, nonché sua madre che stava spalmando la maionese sui panini della festa di compleanno, all’idea di “tutto finito”, mi dava molto sui nervi, ma era il suo compleanno e non volevo farglielo notare, quindi ho mangiato molti dei panini che stavo preparando, tanto ne restano sempre, e comunque se è quasi tutto finito mi sentirò pazza ad aver rinunciato a un panino al salame, ma anche a un panino alla Nutella e a un tramezzino con la salsa tonnata. E mentre spalmavo e mangiavo, ho chiesto a mio figlio che cosa lo preoccupasse tanto di questo invecchiamento dei dieci anni, le rughe forse? i capelli bianchi? la pancia? l’ingrossamento della prostata? Lui ha ignorato il mio senso dell’umorismo, come fa sempre, e ha detto: toccherà a me decidere le cose, avrò delle responsabilità. Sono rimasta con il cucchiaio pieno di Nutella a mezz’aria, e non sapevo più che farne perché i panini erano finiti, allora mi sono infilata il cucchiaio in bocca per rimandare la risposta, e in quel momento hanno suonato più volte il campanello, il cane è impazzito, la festa è cominciata. Questi ragazzini si portano i loro dieci, undici e dodici anni benissimo, sono pieni di energie, hanno stomaci insaziabili e voci acutissime, si entusiasmano per una pignatta piena di caramelle, sembrano giovani. E questa è l’età in cui le bambine sono duecento anni luce avanti ai maschi, e li guardano esterrefatte ma anche benevole: per ora è tutto semplice e bellissimo, ma si capisce da certi sguardi che una mattina si sveglieranno e sarà esplosa la bomba atomica dei rapporti umani.

       

E mentre guardavo mio figlio che, sudatissimo e con una pistola in mano, si lanciava a terra, e tutti gli altri addosso a lui urlando, pensavo che le responsabilità saranno anche smettere di buttarsi a terra urlando con una pistola di plastica, smettere di essere felici e basta per una festa con i panini al salame, ma cominciare invece a tormentarsi: e se non verrà nessuno? E se si annoieranno? E sentirsi goffi e tetri e un po’ infelici, e sentire di avere la responsabilità di quella goffaggine. Decidere che cosa farne, quanto stare chiusi in camera a piangere, quanto forte sbattere la porta, e con quanta fiducia invece gettarsi nel mondo. Per fortuna, ho pensato, di tutte le cose sbagliate potrà dare la colpa a sua madre, ben oltre l’invecchiamento, più o meno per sempre.

      

Comunque alla fine mio figlio era contento. Contentissimo. La casa era un cumulo di macerie, ma era rimasto qualche panino alla Nutella (se tutto sta finendo, non posso fare la schizzinosa sui resti di panini), e lui ha detto che avere dieci anni è bello. Quindi non è finito tutto! Però, ha aggiunto rabbuiandosi. Però cosa?, ho detto io allarmata. Però devo aspettare trecentosessantacinque giorni per il prossimo compleanno, non è giusto, voglio che sia domani. Mi sono indignata: io non voglio che sia domani, io voglio che sia un anno lungo come un anno normale, io non voglio avere subito un anno in più, e soprattutto non voglio, per nessun motivo, fare subito un’altra festa di compleanno, ho detto afferrando tutti i panini che potevo, e anche le pizzette. Lui mi ha guardato e ha detto: lo capisco, hai paura di invecchiare.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.