Çalhanoglu esulta dopo il gol segnato al Bologna (foto LaPresse)

Milan, tre punti e tanta rabbia

Mirko Volpi

I rossoneri battono il Bologna, d'accordo, ma con l'immancabile patema finale

Sai quelle vittorie che ti fanno venire il nervoso? Quelle partite che comunque porti a casa ma alla fine i tre punti non bastano a toglierti dalla testa un qualche pensiero irritante? Ecco. Bologna-Milan è una di quelle. Una gara da condurre al novantesimo nella spensieratezza di un aperitivo primaverile, sorseggiando gin tonic e sgranocchiando tartine con eleganza e uso di mondo, s’è trasformata nella sagra del tortellino (disclaimer: il Foglio è sollevato da ogni responsabilità per l’insulsa metafora etnogastronomica), coi soliti minuti da tregenda (o, se preferite l’idioma cacciavitico, di caghetta): dal raffinato buffet dell’happy hour hanno tolto il paté e hanno servito il patema. In sintesi. Al termine di un complessivamente insulso primo tempo, il Milan ha in saccoccia due gol, un regalino del Var e la prospettiva di una vittoria serena. I gol sono per altro la ragione più soda per l’entusiasmo rossonero di questa settimana e attengono da vicino alla bellezza del calcio (nel senso proprio dell’atto del colpire col piede la sfera di cuoio in maniera perfetta ed esteticamente rimarchevole): Çalhanoglu sblocca con un diagonale disegnato da Talete di Mileto; Jack Bonaventura raddoppia spiegando ai difensori felsinei uno a caso dei cinque postulati della geometria euclidea. Nel secondo tempo i nostri due campioni ritrovati, e soprattutto l’Ottomano, danno svariati saggi di sontuosità pedatoria e in generale, nei primi minuti, tutta la squadra domina con facilità galoppando sui pascoli ubertosi degli ormai (così pare) spenti avversari. Il tabellino però non riporta i cinque gol che ci si attenderebbe, ma si ostina a segnare lo zero a due. Anzi, aiutato da un bel buco difensivo (o di Bonucci solo?), ecco marcare il fastidioso uno a due. Che a momenti non diventa un drammatico due a due (il Milan balla, Gigio veglia). Difesa a volte sifulina, d’accordo, ma la questione brutta è quella del centravanti: dalla girandola delle soluzioni ogni volta tentate (una punta, poi un’altra, magari una terza, e allora due punte, questa con quella, questa e quest’altra) continua da troppo a saltar fuori un nulla di fatto dai contorni inquietanti. E poi, dopo i vani sogni di gloria, siam sempre ottavi, costretti a giocarci il posticino nell’Europa B con l’Atalanta, per giunta a casa loro. Come fa a non venirti il nervoso?

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