Leonardo Bonucci (foto LaPresse)

Sette motivi per cui la Juventus non ha battuto il Milan

Mirko Volpi

Gattuso, la traversa di Calhanoglu e, soprattutto, il gol di Bonucci. Ecco perché rinuncio formalmente al risultato di sabato all'Allianz Stadium di Torino

Rinunzia avanti notajo dell’autore della presente rubrica periodica al risultato di sabato tra la Juventus e il Milan.

Essendo l’autore del “Diavolo nei dettagli” estremamente portato a preferire le idee sbagliate dette con le parole giuste, alle idee giuste dette con le parole sbagliate, perciò sono venuto in parere di fare nelle forme solenne rinunzia alla pretesa vittoria della Juve, e ciò per le seguenti ragioni.

1) Perché se la Juve perde (o non vince) è sempre a buon diritto e se questo avviene in una santa occasione quale è il momento appunto in cui ogni fedele dovrebbe recarsi alla Veglia pasquale anziché inlocchirsi dinnanzi al tivvù, tanto più abbattere il Vitello d’oro, l’idolo calcistico per eccellenza è cosa giusta.

2) Perché quasi fino al consumarsi della clessidra non abbiamo visto quell’ultima sua perfezione che giustificasse poi la brutale schiavitù della sconfitta nostra.

3) Perché nessuna legge ci obbliga a venerare gli scontati oracoli che la vogliono in automatico trionfante.

4) Perché Calhanoglu aveva mirato dieci centimetri più in basso, lo abbiamo visto tutti.

5) Perché Gattuso è un Immortale e in quanto tale ha sempre ragione; e se poi dichiara: “Non posso venire qui con il sorriso da ebete a dire che sono soddisfatto della prestazione. Mi brucia giocare così e perdere”, non solo ha ragione due volte ma noi lo amiamo ora sette volte tanto.

6) Perché Bonucci ha segnato, e ha segnato saltando in mezzo ai vecchi compari Chiellini e Barzagli, uccellandoli, nonché in mezzo ai trascurabilissimi prevedibilissimi fischi&insulti della sordida platea, fregandosene come d’uopo, e non è stato il banale (nella forma e nella sostanza) “gol dell’ex” ma il segno ulteriore di un passaggio a nuova vita (sua, nostra) che la scorsa estate destò, erroneamente, più perplessità che clamore; e poi perché ha esultato, sì, ha esultato senza remore per il giubilo dei tifosi rossoneri, venendo meno a una delle più trite consuetudini degli italici pedatori, ossia la retorica, loffissima, sfiatata ostentazione della mancata esultanza dopo il gol fatto alla ex squadra. Ha segnato, ha esultato, ha onorato maglia e fascia di capitano.

7) Perché la partita poteva anche finire lì.