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Il 38° parallelo, il potere politico dei big data e la primavera in anticipo. Di cosa parlare nel weekend

Marco Alfieri

Un grande tema di dibattito spiegato bene, qualche lettura da non perdere, un video e vecchie storie che riaffiorano dal passato. Bastano pochi link per rendere speciale il fine settimana…

“Kim Jong-un lancia tre missili in mare. Ma niente, non rimbalzano…” #NordCorea

MestMuttèe

 


 

38° Parallelo

Al nord le minacce atomiche, al sud gli scandali politici che coinvolgono le più alte cariche dello stato e del principale colosso industriale del paese. C’è fermento nelle due Coree, come non avveniva da tanti anni.

Cominciamo con una cartina per localizzare gli eventi e afferrare la posta in palio. Parliamo di un’area caldissima, crocevia di commerci, appetiti geopolitici e tensioni militari tra medie e grandi potenze. Nel Pacifico meridionale solo Giappone, Taiwan e Corea del Sud puntano ancora sulla vecchia alleanza con gli Stati Uniti. Per tutti gli altri Paesi dell’Asia Sudorientale, l’ombrello cinese è diventato più vantaggioso. E già questo è una rivoluzione rispetto al vecchio ordine mondiale.

L’escalation nucleare di Pyongyang, come spiega Limes, sta ovviamente spingendo i paesi limitrofi a discutere contromisure per mettere in sicurezza i propri interessi territoriali. La Cina ad esempio ha chiesto agli Stati Uniti e alla Corea del Sud di porre fine alle esercitazioni congiunte. Gli Usa a loro volta hanno cominciato l’installazione del nuovo sistema di difesa anti-missilistico Thaad. In Giappone, invece, si è innescato un dibattito parlamentare sulla possibilità di dotare il paese di armamenti per un primo colpo anti Pyongyang. Il motivo? “Senza una deterrenza, la Corea del Nord ci vedrà deboli…” Insomma escalation chiama escalation.

Quel che sembra certo, forse per la prima volta, è che il dittatore nordcoreano Kim Jong-un punta dritto al lancio di una testata nucleare. Gli ultimi test dimostrerebbero un reale avanzamento del programma atomico di Pyongyang. Allacciate le cinture!

A Seul, invece? La sentenza della corte suprema ha confermato il voto parlamentare dello scorso dicembre che richiedeva la destituzione della presidente Park, coinvolta in uno scandalo che la vede accusata di corruzione, estorsione, abuso di potere e rivelazione di segreti d’ufficio, con tanto di santona che l’avrebbe manovrata. Apriti cielo. Sono scoppiati incidenti in piazza e si dovrà andare entro 60 giorni al voto anticipato.

Considerate le tensioni geopolitiche nell’area, la concomitanza mette i brividi. Tanto più che lo tsunami sudcoreano potrebbe mutare il quadro politico e le storiche alleanze internazionali del paese asiatico, come ha scritto il Washington Post.

Non bastasse questa destabilizzazione ai vertici, nel mirino della giustizia sudcoreana (sempre per lo stesso scandalo che coinvolge la presidente Park) è finito da tempo anche il capo di Samsung, Lee Jae-yong, il più grande conglomerato economico-finanziario del paese. Una specie di industria-nazione, nella migliore tradizione delle Chaebol. Come dire un paese (e una penisola) sull’orlo di una crisi di nervi. Speriamo bene…

 


 

Da non perdere

Cos’è l’alt-left, la nuova sinistra reazionaria. Finalmente abbiamo una parola per indicare quella grande chiesa che va da Che Guevara fino a Vladimir Putin.

In che modo Facebook si sta divorando il mondo del giornalismo e dei media (e non solo) e in che modo il potere dei Big Data sta influenzando le elezioni politiche in giro per il mondo.

Alibaba, SoftBank e Foxconn, i tre giganti tech asiatici che puntano a conquistare il grande mercato Usa a suon di investimenti miliardari e posti di lavoro.

La primavera in anticipo, in una bellissima grafica interattiva del Nyt, e le colpe del “climate change”.

Il poco tempo per allenare le proprie squadre, lo stress da vittoria e la grande pressione che hanno addosso gli allenatori top del calcio mondiale, nell’intenso approfondimento di These Football Times.

 


 

Vecchie storie

Se guardiamo alla storia del mondo, guerre, distruzioni ed epidemie sono sempre state il modo più efficace per ridurre le diseguaglianze e ripartire da capo…

Tutte le polemiche di queste ore sui leaks della Cia potrebbero riassumersi in un’espressione: l’agenzia Usa sembra essersi dimenticata di come si fa spionaggio per benino. Ne scrive Politico in un’interessante retrospettiva.

E siccome tutto si tiene, Aeon racconta splendidamente di come la paura dell’armageddon nucleare negli anni della guerra fredda fu l’innesco decisivo per la creazione di Internet.

 


Guarda questo

Uber contro Lyft, ossia il futuro dei trasporti e della mobilità in un interessante video dell’Economist…