Fotomontaggio del Foglio del dipinto di Domenico di Michelino, "Dante con in mano la Divina Commedia", 1465

Il viaggio di Dante nell'inferno della serie A

Mirko Volpi

Mentre che il sentier ritroviamo, mostreròtti le bolge ove si dannan le opposte schiere

Dante Alighieri

Publio Virgilio Marone

 

Dante: Maestro, a qual proda giugnemmo?

Virgilio: Fuor siam da la via che mena dritto altrui per ogne calle.

Dante: Quando passammo lo ‘mperador del doloroso regno, prima a dritta, poi a manca tosto gimmo.

Virgilio: Fors’era la retta strada a manca, poi a dritta…

Dante: Per l’amor di Colui che tutto move, ci perdemmo!

Virgilio: Non temer, figliuol, ch’i’ ho ben inteso ove siam.

Dante: Ahi miser lasso! Nel pensier già rinova la paura.

Virgilio: Noi siam nel loco nomato secondo inferno: io dico l’italico torneamento del gioco de la sfera.

Dante: Ahi, serva Italia!

Virgilio: Mentre che il sentier ritroviamo, mostreròtti le bolge ove si dannan le opposte schiere.

Dante: Alcun compenso trova che ’l tempo non passi perduto.

Virgilio: Vedi ch’a ciò penso.

Dante: Tu duca, tu maestro, tu signore.

Virgilio: Vedi là, nella cerchia primaia, li superbi e dispietati sovrani, giuventin appellati.

Dante: Essi in fama di tiranni son, e di gran ladroni.

Virgilio: Quivi si piangon li spietati danni.

Dante: E assomman duol con duol, mercé la turba granata che ne rode la cuticagna.

Virgilio: Poco più oltre è la sepoltura de la vipera che Melanesi accampa.

Dante: Non più di Milan, ma di laidi mercanti del Catai parlar conviensi.

Virgilio: V’ha poi gente pien di magagna, dannati a spender invan le lor palanche.

Dante: Ahi, Genovesi, uomini diversi!

Virgilio: Ne la bolgia di sotto, Fiorenza tua paga il fio.

Dante: Faccian le bestie fiesolane strame di lor medesme.

Virgilio: Innanzi ne stanno genti molte, invidiose e folli: atalantin, furlani, veronesi…

Dante: Odo sospiri, pianti e orribili favelle risonar per l’aere sanza stelle: chi son?

Virgilio: Romani, Laziali, Napolitan, che tutto dì fan tumulto e lamentan guai.

Dante: Altri scorgo che giocan sanza infamia e sanza lodo.

Virgilio: Sardi, Romagnoi, e color che dicon “sipa” tra Savena e Reno.

Dante: E dei rimanenti il tacer è bello.

Virgilio: Ma perché poi ti basti pur la vista, diròtti che là giuso si dolgon giocatori d’ogne risma.

Dante: Maestro, io ho d’orror già la testa cinta.

Virgilio: Tuffatori, simulatori, panchinari, tatuati, svenduti, scommettitori, ipocriti, infedeli e sodomiti.

Dante: Ahi, Eupalla, di quanto mal fosti matre!

Virgilio: E in quella crudele stipa van lagrimando presidenti insolventi e condottieri esonerati.

Dante: E dei giudici la bolgia, perché non v’è? Godon essi di special grazia?

Virgilio: Vuolsi così colà dove la UEFA puote.

Dante: Maestro, meglio starei nel basso inferno che in codesto torneamento maladetto. Presto, torniam a riveder la stelle.

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