Gasperini, Brunelleschi del calcio, e Mazzarri, poesia senza una rima

Alessandro Bonan

Il tecnico dell'Atalanta ha costruito la sua opera con sistemi antichi ma rivoluzionari, quello del Torino da sempre cerca l’amore pur restando sospeso

La cupola

 

Giocano a memoria un calcio d’altri tempi. I destri a destra, i sinistri a sinistra. Gli avversari sono studiati e marcati di conseguenza. La rudezza e il talento si fondono fino a perdersi l’una nell’altro. L’uomo con i capelli bianchi in panchina è l’immagine dell’ingegno. Gasperini è il Brunelleschi del calcio, ha costruito la sua opera più importante con sistemi antichi ma rivoluzionari. Dopo ogni vittoria, la squadra si mette in mostra per la foto. Tutti abbracciati e stretti come una grande cupola.

 

 

Il bambino Coutinho

 

Durante i mondiali in Brasile, potevi incontrarlo sulla spiaggia di Rio a palleggiare con gli amici. Visto così, a piedi nudi dentro la sabbia, sembrava ancora più piccino. Ti veniva da prenderlo per mano e portarlo a mangiare un gelato- una specie di premio per le sue giravolte col pallone. A quel tempo Coutinho sembrava un figlio. L’Inter gli aveva da poco strappato il lecca lecca spedendolo in Inghilterra. La storia successiva la conosciamo. Quello che sembrava un bambino, in realtà, era un genio del pallone.

 

 

L’io di Mazzarri

 

Con piacere, è tornato. Una faccia serena e rilassata, ben sapendo che qualche ruga prima o poi ritornerà, perché questo è il suo modo di vivere il calcio. Mazzarri è una poesia senza una rima. Da sempre cerca l’amore pur restando sospeso. A chi lo vuole si nega, a chi lo rifiuta si mostra, ingenuo e ansioso, parlando di se stesso. L’io di Mazzarri è stato il suo tallone d’Achille. Perché di fronte a una sconfitta non ti salva nessuno, nemmeno il tuo curriculum. E spiegare non serve, molto meglio accompagnare il silenzio con un sorriso.

 

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