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Il pm De Pasquale come Tognazzi in "In nome del popolo italiano"

Guido Vitiello

Nel film di Dino Risi, l'attore fa un magistrato così convinto della colpa prima di tutto morale e antropologica del suo indagato da bruciare le prove della sua innocenza. Quanto ricorda il processo Eni-Nigeria

La riprova che l’Italia è un interminabile film di Dino Risi, e che lo è diventato ancora di più da quando Risi è morto, è venuta dalla condanna a otto mesi del pm Fabio De Pasquale. Comprimario, forse caratterista, nel poliziottesco di Mani pulite, De Pasquale è stato condannato per avere omesso di depositare delle prove che avrebbero scagionato gli indagati del processo Eni-Nigeria. Pari pari, è la trama del capolavoro del nostro cinema giudiziario, In nome del popolo italiano di Dino Risi, dove nei panni di De Pasquale c’è Ugo Tognazzi, un magistrato che è così convinto della colpa prima di tutto morale e antropologica del suo indagato – Vittorio Gassman nei panni di un uomo d’affari simpaticissimo e corrottissimo – da bruciare le prove della sua innocenza. Per recensire un film su magistrato inquirente non c’è nessuno più titolato di un giudice di Cassazione, così lascio volentieri la parola a Corrado Carnevale, che in un colloquio con Andrea Monda disse la sua su In nome del popolo italiano: “Io non ho visto il film al quale si riferisce. Ma, se le interessa conoscere la mia personale opinione sui due personaggi da lei descritti, le dirò che, se il personaggio del finanziere interpretato da Gassman era quello di un mascalzone, il personaggio del magistrato interpretato da Tognazzi era quello di un mascalzone ancora più spregevole del primo”. La condanna di De Pasquale è solo in primo grado, ma il giudizio di Carnevale, beh, è cassazione.

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