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il bi e il ba

Calenda e le somiglianze di famiglia. Tra il Partito d'Azione e gli Avengers

Guido Vitiello

Un Thor un po' inquartato, il leader di Azione potrebbe essere l'erede più appropriato dello storico partito degli anni Quaranta. Se solo spegnesse i social

Quando gli fecero notare che la A di Azione ricordava un po’ troppo la A di Avengers, Carlo Calenda si fece una risata, precisò che lui voleva riallacciarsi semmai al Partito d’Azione, non ai supereroi della Marvel, ma poi messo alle strette si paragonò a un Thor un po’ inquartato. E di questo paragone, senza ironia, gli sono grato. Non so giudicare la sua fedeltà ideale all’azionismo degli anni Quaranta, anche perché nel PdA c’era letteralmente tutto e il contrario di tutto, e chissà quale dei mille spiriti di quella legione Calenda intende invocare (proprio in questi giorni Utet ripubblica un libro importante che non ho mai amato, la “Storia del Partito d’Azione” di Giovanni De Luna, con il titolo “Il Partito della Resistenza”).

 

 

So invece riconoscere all’impronta una somiglianza di famiglia. Ho sempre ammirato, in alcuni azionisti storici, il caratteraccio sanguigno, il malumore generoso, quel tratto di impazienza pragmatica sempre a un passo dalla burberaggine. Perché io l’azionismo l’ho studiato alla scuola di Pannella, e non ho mai fatto pace con l’idea che una storia così vivace finisse in mano alle esangui vestali di Libertà e Giustizia, tra cattocomunisti ossessionati dalla P2, veneratori di pm d’assalto e plotoni di professori emeriti. Perciò, anche se Calenda perde un po’ troppo tempo a dimenare il martello sui social contro bulletti di quart’ordine alla Scanzi, sono felice che si sia appropriato di quella parola. Date un Thor agli azionisti.

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