(Lapresse)

Il Bi e il Ba

L'assurda epidemia delle opinioni

Guido Vitiello

Trovare in un dramma di Ionesco la rappresentazione, essenziale, di questi giorni

Nel “Giuoco dell’epidemia” di Eugène Ionesco, un uomo politico arringa la folla (e alla fine della scena cade stecchito, come fanno a turno tutti i personaggi di questa specie di danza macabra): “Si tenta di imprigionarci dentro le nostre case e dentro la nostra angoscia. Col pretesto di una malattia che infuria tra di noi – tutti i pretesti sono buoni per i nostri capi – con la scusa di proteggerci dal male, si cerca di impedirci di agire, di paralizzarci, di intrappolarci e annientarci”.

E ancora: “E’ cattiva politica restare rintanati; cattiva per noi; ma tattica diabolica per i nostri capi. Essi vogliono impedirci di insorgere apertamente, vogliono impedirci di formulare le nostre legittime rivendicazioni, vogliono impedirci di raggrupparci, ci isolano per renderci impotenti e perché il male possa colpirci più facilmente. Mi domando se questa malattia, che si vuol definire misteriosa, non sia per caso una loro invenzione”.

Suona familiare, vero? Potrebbe essere il comizio di uno qualunque dei nostri tribuni della plebe, o la sfuriata di uno dei tanti opinionisti con lo scolapasta che imperversano nei talk-show, o anche il libro (magari autorevolmente prefato) di qualche balordo. E allora perché darsi la pena di cercare in un dramma di Ionesco del 1970 i detriti delle nostre cronache? Semplice, per collocarli nella giusta cornice: il teatro dell’assurdo.

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