Enrico Letta durante il discorso all'Assemblea Pd, prima di essere nominato segretario (Ansa)

Il Bi e il Ba

Per l'anima c'è tempo, adesso è l'ora del cacciavite

Guido Vitiello

Dopo il surrealismo della ruspa e di Rousseau, entra in scena un duo più promettente, introdotto da Enrico Letta. Il Pd, la forma-partito e quelle due o tre viti che è realistico stringere

Dopo il decennio surrealista dell’ombrello e della macchina da cucire – o se preferite del manganello e della macchina da votare, Ruspa & Rousseau – entra in scena un duo più promettente: l’anima e il cacciavite. Certo, qualcosa aristotelicamente manca, perché per dar forma al legno storto della società (causa materiale) secondo i dettami di una visione politica (causa finale) serve una causa efficiente: il falegname e la sua pialla o – per restare alla metafora di Letta – l’operaio-partito che vince l’appalto elettorale, sa maneggiare il cacciavite, identifica le viti giuste e ha la forza per stringerle.

 

I compari gialloverdi del 2018 avevano un’anima (da destinare alle fiamme eterne, per quel che mi riguarda) e diverse viti da stringere (Flat tax, Quota 100, Reddito di cittadinanza); fortuna che erano pessimi operai. Il Pd, al contrario, è un operaio specializzato che da anni non sa più dove mettere le mani. Suggerisco di non incaponirsi nella ricerca di un’anima, tanto più che quelle che fluttuano nell’aria – berlinguerismo tardivo, identity politics mal importata – è meglio lasciarle vagare senza corpo, mentre l’unica che aveva senso adottare (il socialismo liberale) l’hanno messa in ceppi trent’anni fa. Si concentrino laicamente sul cacciavite della forma-partito e su due o tre viti che è realistico stringere: l’anima gli sarà data per soprammercato.

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