Marco Travaglio 

IL BI E IL BA

Non nutrite i moralisti

Guido Vitiello

I social network sono l’habitat ideale per chi ama moralizzare col manganello. Ecco perché anche uno iper-analogico come Marco Travaglio può funzionare sulla banda larga

Oggi la mia fidanzata compie gli anni e le ho regalato un telefono rétro, con tanto di suoneria a campanello meccanico, cavo a spirale e disco combinatore, riadattato però per funzionare sulle nuove linee digitali. Nel frattempo sto leggendo “Per il tuo bene ti mozzerò la testa” (Einaudi) di Luigi Manconi e Federica Graziani, che è per buona parte una brillante psicoanalisi di Marco Travaglio (non del suo inconscio personale, di cui poco ci cale, ma del suo inconscio politico, che è invece alla base di molte psicosi collettive). Tra le due cose – il telefono, il travagliofono – sembra non esserci rapporto, ma seguitemi. Travaglio è forse il giornalista più analogico e paleonovecentesco in circolazione. Delle tre i berlusconiane – internet, inglese, impresa – è difficile stabilire in quale sia meno versato.

 

 

Eppure, è diventato l’ideologo del più smanettone dei partiti in circolazione. Come è potuto accadere? Senza nulla togliere alle sue doti di persuasore, credo che la risposta all’enigma sia in quella che Richard Seymour (“The Twittering Machine”, Indigo Press) ha battezzato hegelianamente la “dialettica troll-vigilante”, dimostrando come i social network, per la loro logica profonda, siano l’habitat ideale per chi ama moralizzare col manganello. “La saggezza popolare di internet avverte: ‘Non nutrite i troll’. Un corollario logico potrebbe essere: ‘Non nutrite i moralisti’. Sono parte della stessa spirale”. Lo stesso cavo a spirale che ha consentito a quel vecchio accrocco di Travaglio di funzionare sulla banda larga.

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