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Gli anticorpi per Trump

Guido Vitiello

La decisione di Twitter e il secolare Genio americano. Buone ragioni per leggere l'ultimo libro di Massimo Teodori

L’altra notte, mentre leggevo il nuovo libro di Massimo Teodori, “Il Genio americano. Sconfiggere Trump e la pandemia globale”, pubblicato da Rubbettino e dedicato a Massimo Bordin, sul display del mio telefono hanno cominciato a piovere notifiche. Mi informavano dell’ultima rodomontata del presidente, tra l’etilico e il minatorio, stavolta contro quelli di Twitter, colpevoli di aver dato ai lettori qualche strumento di fact-checking in calce a un paio dei suoi cinguettii. Bello, no? “Democracy dies in darkness”, direbbero lì; “conoscere per deliberare”, tradurrebbe qualcuno caro a Teodori, a Bordin e a me, che l’ho imparato da loro.

 

Il pamphlet è composto sulla partitura retorica di una sonata. Teodori apre elogiando il secolare Genio americano (Allegro), nel secondo tempo (Adagio) racconta come Trump abbia fatto del suo peggio per contagiare la democrazia liberale con i virus del nativismo, del populismo e della guerra civile permanente, per poi concludere (Allegro) che il Genio americano possiede gli anticorpi per liberarsi da questa pandemia che ormai infetta tutto l’occidente. Va detto che le istituzioni americane sono come la casa di mattoni del terzo porcellino, noi invece stiamo invitando il lupo con tutte le cerimonie nella nostra catapecchia di paglia. Ma l’iniziativa di Twitter è un primo incoraggiante passo nella ricerca virologica, e del Genio americano – che è fatto anche di pragmatismo, di risposte non retoriche a minacce concrete – potremmo avvantaggiarci tutti. Sempre che non scelgano di tenersi il brevetto.

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