Mariastella Gelmini alla Camera (foto LaPresse)

Indiscreto

E così la Gelmini sognò la fusione tra Forza Italia e Calenda

Valerio Valentini

La presidente dei deputati azzurri alla Camera tentata dall'idea: ribattezzare il gruppo in "Forza Italia-Azione", stringendo un patto con l'ex ministro del Pd. L'ira del Cav., il liberi tutti tra gli azzurri

L'idea, per quanto ardita, non doveva certo apparire come una sommossa. E anzi, proprio perché consapevole di quanto fosse ardita, pare che Mariastella Gelmini abbia voluto sottoporla al vaglio preventivo del Cav. Come a ribadire, insomma, che senza il suo assenso non se ne farebbe comunque nulla. Sta di fatto, però, che la presidente di Forza Italia alla Camera, volto storico del berlusconismo che fu e di quello che nonostante tutto ancora è, ha proposto di ribattezzare il nome del gruppo: "Forza Italia-Azione". Col trattino, insomma, a separare il marchio storico della casa di Arcore da quello del partito di Carlo Calenda.

 

Questo, almeno, è quanto si vocifera da giorni nel cerchio ristretto dei confidenti del Cav., in un misto di delusione e cattiveria, quel miscuglio di pettegolezzi e maldicenze che sempre anima i dialoghi delle corti. E però a quelle chiacchiere Berlsuconi deve avere dato un po' di credito, se stamattina, durante una videoconferenza coi coordinatori regionali del suo partito, ha liquidato proprio Calenda – pur senza nominarlo – con toni di insolita acidità. "Nessuno si faccia ingannare – ha ammonito il Cav. – da chi dice di rappresentare un futuro diverso e migliore. Tutti i tentativi di questo tipo sono falliti e scivolati nell’irrilevanza. Pensate a Monti, ad Alfano, a Montezemolo, a Passera, a Parisi. Tutti avrebbero dovuto occupare il nostro spazio, invece sono scomparsi o sopravvivono in modo stentato alleandosi con noi". 

 

Del resto, che la Gelmini abbia stima di Calenda, che guardi con interesse al suo movimentismo moderato e riformista, tutto competenza e garantismo, non è una novità, per la pattuglia azzurra alla Camera. Dalla quale, manco a dirlo, ieri Enrico Costa s'è congedato senza troppi rimpianti, proprio per aderire ad Azione. Solo che, da qui a prefigurare lo scenario attribuito ai ragionamenti della Gelmini, ce ne passa. Perché un conto è perdere qualche soldato; un conto è vedere il generale dell'esercito che depone le armi e suona una mezza ritirata. "Forza Italia-Azione", insomma, servirebbe a questo: ad ancorare il destino di Calenda a quello del centrodestra, che è poi quello che in FI spera anche Mara Carfagna, pure lei in contatto con l'ex ministro dello Sviluppo. E al contempo, però, servirebbe forse ad allungare, per qualcuno almeno dei parlamentari azzurri, un futuro sul proscenio della politica italiana, grazie a un simbolo e una faccia, quelli di Azioni e di Calenda, ancora tutti da verificare, ma che pure lasciano sperare in qualcosa. Per questo, pare, tra i dirigenti di FI avrebbero chiesto ad Alessandra Ghisleri, "la maga" di Arcore e presidente di Euromedia Research, di sondare il gradimento di Calenda: e i sondaggi, sia pure non esaltanti, hanno dato un esito incoraggiante, un trend in crescita e con buon prospettive di avanzamento. Non sarà molto, magari. Ma di fronte al burrone che sembra si debba spalancare davanti alla truppa azzurra a settembre, all'indomani delle regionali, è comunque qualcosa. 

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