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Se per fare il condono s'intasano i tribunali

Redazione

La Lega pensa all’estensione del concordato per attuare la pace fiscale. Ahi

All’inizio sembrava poco più di una suggestione, sussurrata senza troppa convinzione nel dibattito scomposto intorno al Def. Ora, però, sono sempre di più, e sempre più importanti, gli esponenti della Lega che la ripropongono: sì, il Carroccio sta davvero pensando a una estensione del concordato preventivo. “Ci stiamo lavorando”, confermano dal governo. Sarebbe questa, cioè, la soluzione elaborata per poter dare un seppur vaga realizzazione alla annunciata “pace fiscale”. Ennesimo artifizio lessicale per descrivere quello che in realtà si vorrebbe approvare: cioè un condono. Il problema è che il condono, specie se con un tetto fissato a un milione di euro e magari pure una qualche forma di voluntary disclosure, per i grillini è improponibile: a Luigi Di Maio non piace, e soprattutto non piace l’idea di doverlo spiegare a una buona parte dei suoi parlamentari.

 

Ed è per questo che la Lega sta studiando una soluzione alternativa, che possa in qualche modo offrire ai debitori insolventi nei confronti dello stato una sorta di pagamento agevolato, senza che però ciò appaia come un favore agli evasori. E certo, dopo la flat tax con cinque aliquote, dopo il superamento della legge Fornero fatto attraverso una “quota cento” che prevede i fondi di solidarietà pagati dalle aziende private, dopo il reddito di cittadinanza oggi no, domani nemmeno, ma dopodomani chissà, verrebbe da dire che anche quello del concordato preventivo non sia altro che l’ennesima revisione al ribasso di una promessa irrealizzabile. “Ma permetterebbe di rispettare – ribattono i leghisti – il dettato del contratto di governo, dove si parla di situazioni involontarie di dimostrata difficoltà economica”. Vero, forse.

 

Ma i dubbi, rispetto a questa soluzione, sono molti e rilevanti. Lo stato agirebbe in sostanza come un creditore privato, sottoscrivendo degli accordi che prevedono un pagamento parziale. Ma solo nel caso in cui il soggetto coinvolto sia un imprenditore individuale, una società o una associazione, com’è previsto dalla legislazione attuale, o anche per i privati e le semplici partite Iva? E come comportarsi con le soglie di fallibilità? Ma il problema è soprattutto un altro. Mentre il condono, nelle sue varie forme, è una semplice procedura amministrativa, snella e immediata, il concordato preventivo prevede necessariamente una procedura controllata dai tribunali. E quelli italiani di tutto hanno bisogno, tranne che di venire ulteriormente intasati.

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