Virginia Raggi (foto LaPresse)

Ora Virginia Raggi batte cassa

Redazione

Il sindaco di Roma chiede 1,8 miliardi di euro extra "che la città non può produrre". Che fine ha fatto il miliardo e due di sprechi da tagliare promesso in campagna elettorale?

“Abbiamo individuato 1,2 miliardi di euro di sprechi. Se il Movimento cinque stelle venisse eletto alle prossime elezioni, nel giro di un anno potrebbero essere reinvestiti per la città, come asili, trasporti e manutenzione stradale”. Suonava esattamente così la promessa elettorale lanciata da una Virginia Raggi ancora incendiaria e spumeggiante, quando nel febbraio scorso chiudeva la conferenza stampa che avrebbe preparato il terreno della campagna elettorale grillina sulla Capitale.

  
Oggi, durante un’audizione alla Camera presso la Commissione d’inchiesta sulle periferie, il sindaco ha detto che "per rimettere in moto tutto servirebbero nell'Agenda Roma 1,8 miliardi di euro extra che la città non può produrre”. 

 
“Ce li date perché siamo la Capitale o no? Ci date i poteri speciali perché siamo la Capitale o no?", ha rincarato il sindaco Raggi. "Stiamo cercando di amministrare al meglio quello che abbiamo, ci dite 'potevate fare le Olimpiadi', ma forse i nostri figli ci ringrazieranno". Roma è Capitale sì, ma non si capisce perché dovrebbe essere la fiscalità generale, cioè i soldi ottenuti dalle tasse di tutti gli italiani, a rimpinguare le casse vuote dei romani.

   

A battere sullo stesso tasto, d’altronde, ci avevano già pensato altri inquilini del Campidoglio: Gianni Alemanno, firmando lo Stato di Emergenza dopo i nubifragi e chiedendo 4 milioni e mezzo di euro dopo la beatificazione di Wojtyla: “Se fosse stata un grande evento – diceva l’ex sindaco – queste spese sarebbero state quasi tutte a carico dello Stato. Ora ci aspettiamo un aiuto”. Anche il suo successore, Ignazio Marino, chiedeva nel 2013 "un confronto con il governo affinché la Capitale abbia ciò che le spetta".

  

Ma Roma gode già di fondi straordinari. “Nel 2008 – ricorda il Post – il debito pregresso della città, più di 15 miliardi di euro, fu “scorporato” e affidato a una gestione commissariale. La società che gestisce il debito di Roma riceve dallo Stato circa 300 milioni di euro l’anno per gestire il debito”.

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