I nomi prescelti sono attesi per la primavera (LaPresse)

I nomi che il Papa ha in mente per Roma e Milano. La corsa alla successione di Vallini e Scola

Matteo Matzuzzi

Per la Capitale Francesco pensa a un pastore, e l'identikit porta a mons. Angelo De Donatis. Nebbia più fitta a Milano: se conterà l'età, il favorito è Delpini. In campo resta l'ipotesi Brambilla

Roma. Delle grandi partite in ballo (Roma, Milano e la Cei), quella che meno rileva è proprio l’ultima. Un paradosso, per l’organismo che fu potentissimo, specie sotto la pluridecennale presidenza di Camillo Ruini. I vescovi italiani sono ancora disorientati (a tre anni e mezzo dall’ascesa al Soglio di Francesco), i candidati più o meno espliciti ci sono, ma ormai è radicata la consapevolezza che nella chiesa di Bergoglio la Conferenza episcopale italiana – con le sue gerarchie – abbia un ruolo assai minore rispetto al passato. Rapporto cordiale con Bagnasco, ma quando il Papa s’è trovato a dover prendere decisioni ha spesso scavalcato i vertici e fatto di testa sua, essendo dopotutto il primate d’Italia. Oppure, ha preferito intensificare il dialogo con il segretario, mons. Nunzio Galantino, che gode di seguito discreto tra i confratelli vescovi, e che diversi osservatori d’oltretevere danno magari in predicato di trasferirsi in Laterano come vicario di Roma, così da riportare in auge lo schema-Ruini a suo tempo varato da Giovanni Paolo II: la Cei affidata (sempre nel segretariato) a colui che regge su delega papale la grande diocesi romana.

 

Un progetto che però si scontrerebbe con quanto altri, anche all’interno della più stretta cerchia papale, dicono a taccuini chiusi, e cioè che Francesco per Roma vuole prima di tutto un pastore: il nome perfetto per succedere al cardinale Agostino Vallini, che ad aprile compirà 77 anni (da due in proroga), è quello di mons. Angelo De Donatis. 62 anni, fu chiamato a predicare gli esercizi spirituali quaresimali alla curia romana nel 2014 quand’era semplice parroco di San Marco Evangelista al Campidoglio. Dodici mesi dopo, il Papa lo nominò vescovo ausiliare della Capitale, consacrandolo lui stesso nella basilica di San Pietro.

 

De Donatis ha un grande rapporto con il clero romano – elemento che viene sottolineato come decisivo nella scelta di Francesco di promuoverlo nel 2015 – parte del quale andava proprio dall’allora parroco per confessarsi. Il Pontefice non gli affidò alcun settore del territorio diocesano, bensì la formazione permanente del clero. “Anche per recuperare un certo rapporto pastorale tra i sacerdoti e il vicariato, appannato da quasi trent’anni, dopo l’addio del vicario Poletti”, commentano oltretevere. “Prete romano fin nel midollo”, lo definì Vallini annunciandone la nomina ad ausiliare. Tutte caratteristiche che lo pongono in prima fila (anche davanti a Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del C9, la consulta cardinalizia che sovrintende alla riforma della curia e consiglia il Papa nel governo della chiesa universale, e Giovanni Angelo Becciu il Sostituto e numero tre della governance vaticana) per la nomina attesa al più tardi in primavera, forse contestuale a quella per la cattedra di Milano, dove la nebbia pare essere più fitta.

 

Nei mesi scorsi s’era parlato del francescano Pierbattista Pizzaballa (poi nominato amministratore apostolico di Gerusalemme dei latini), mentre poco prima di Natale era il nome di Pietro Parolin, segretario di stato, a circolare con insistenza. Ma più che riedizione dello schema Montini (l’allora Sostituto inviato a Milano per tornare a Roma da Papa) si tratterebbe di voci messe in circolo da qualche interessato settore curiale, anche perché il posto da segretario di stato resta ambìto, nonostante il ruolo non sia più quello di vertice supremo, secondo solo al Pontefice, bensì di primus inter pares e di capo della diplomazia della Santa Sede.

 

Se la scelta non baderà all’età, a succedere a Scola potrebbe essere il 68enne Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara dal 2011, quando lasciò Milano (contestualmente all’arrivo di Scola) dov’era ausiliare. Brambilla è apprezzato da gran parte dei vescovi italiani, al punto da essere un serio candidato anche per la guida della Cei (il Papa deciderà a maggio, in teoria sulla base della terna votata dall’Assemblea). Se, invece, si propenderà per un mandato medio-lungo, il nome che a Milano circola con insistenza è quello di mons. Mario Delpini, attuale vicario generale diocesano. 65 anni, consacrato vescovo nel 2007 dal cardinale Dionigi Tettamanzi, è stato nominato vicario generale da Scola, che gli ha conferito l’incarico di sovrintendere alla formazione permanente del clero. A ogni modo, "un ruolo non indifferente riguardo Milano ce l’avranno i cardinali Coccopalmerio e Ravasi”, suggerisce un porporato: “E’ lì che bisogna guardare per provare a capire come andrà a finire la partita”. 

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.