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Appunti per una sinistra dalla parte dell'Europa. Parla Bussolati

Fabio Massa

"Sì al Mes, senza dubbio e senza incertezze. Con una maggiore attenzione per la medicina territoriale in Lombardia". Il documento per la ripresa firmato dal consigliere regionale del Pd

E’ il responsabile professioni nella segreteria nazionale del Pd, è consigliere regionale ed ex segretario metropolitano Dem. Pietro Bussolati recentemente ha scritto un corposo documento, approvato da Zingaretti e Co., sul rilancio del paese. Ma per Milano e il Nord come si declina? Come trovare i soldi per far ripartire la macchina? E dunque, prendendola larga, meglio cominciare dal Mes e dai fondi europei. “Sì al Mes, senza dubbio e senza incertezze. Ci sono fondi europei che sono particolarmente ricchi, tra cui il Mes e il Recovery Fund, e un risparmio privato particolarmente ingente. Questo ci può portare a dire che la liquidità è un tema per la piccola e media impresa, ma non perché il denaro non c’è, quanto perché rimane immobile. Dobbiamo metterlo in circolo e fare in modo che vada a finanziare la ripresa. Questo deve essere fatto con un ruolo altissimo della politica e delle istituzioni, con la capacità di usare anche i fondi europei. Abbiamo una grande opportunità. L’Italia a Nord ha avuto più capacità di spendere rispetto ad altre latitudini, ma dobbiamo migliorare. Anche perché non abbiamo mai avuto così tante risorse a disposizione. E’ una occasione da non perdere. Per quanto riguarda il Mes è chiaro che deve andare sul settore sanitario, però libera altre risorse. Mi si consenta di dire che però i soldi del Mes vanno usati in modo diverso rispetto a come sono stati usati i soldi in Lombardia in questi anni, e penso dunque a una maggiore attenzione per la medicina territoriale”.

    

Torniamo al documento e decliniamolo per Milano. Che il “modello Lombardia” costruito in oltre vent’anni dal centrodestra ora abbia improvvisamente il fiato corto, e che anche il “modello Milano” sia stato in gran parte rottamato dalla nuova situazione Covid, è evidente a tutti, in primis a Beppe Sala. Ma per cambiare il passo, da sinistra, occorre una carica di nuovo riformismo, di nuove idee, che stentano a vedersi. Anche perché a Roma governa un Pd che in economia è succube dei Cinque stelle e della loro visione anti sviluppista. C’è un progetto diverso, qui nella capitale economica ferita? “Bisogna creare degli incentivi perché il risparmio vada a sostenere la patrimonializzazione delle piccole e medie imprese, e dunque abbiano le spalle più larghe e possano accedere al digitale e alla transizione ecologica. Sia detto senza incertezze: dobbiamo sostenere il 5G e smetterla di opporci alla creazione delle dorsali dell’innovazione di cui abbiamo bisogno, e dobbiamo metterci nelle condizioni di fare sistema territoriale. Se noi ci confrontiamo con le altre regioni più sviluppate d’Europa l’aspetto su cui abbiamo carenze non è l’accesso al credito e la liquidità, o l’innovazione. E’ il recruiting, la formazione del personale qualificato. In Lombardia abbiamo le migliori università in Italia ma c’è ancora da fare un salto su tutta la formazione tecnica superiore, elemento parallelo alla formazione accademica classica“. Passiamo a Milano, che un tempo splendeva e ora è appannata. “Io credo che Milano abbia dalla sua la capacità di adattarsi e trasformarsi nel corso del tempo. Nella storia è stata capace di cambiare pelle più volte e di intercettare modelli di sviluppo diversi. E’ inevitabile che per un certo periodo ci saranno flussi rispetto al passato”. E sulle gabbie salariali di Sala? “Il tema non è incidere sul costo della vita. Certo, si fanno e si sono già fatti provvedimenti sull’affitto agevolato, ma si può agire in modo molto più incisivo sull’aumento dei salari. Il tema è come aumentare i salari in Italia e nei territori in cui il costo della vita è più alto. Le gabbie salariali sono un modo vecchio e senza senso di affrontare il problema. Ma lasciare spazio alle contrattazioni territoriali e integrative, questo è invece molto importante. Non bisogna abbassare al Sud, ma permettere alle amministrazioni locali dove il costo della vita è più alto di agire tra sgravi fiscali e contrattazioni per lasciare più soldi in busta paga ai dipendenti”. 

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