Il regista David Livermore (Foto Imagoeconomica)

I salotti di Livermore

Il regista-del-momento ha indispettito l'uditorio raccontando come la musica sia l’unica forma di democrazia rimasta

Cicip. Tutto sommato, il regista-del-momento Davide Livermore è più legato ai salotti e al loro fascino di quanto ami raccontare alla stampa prostrata ai suoi piedi. L’altra sera, per esempio, si è precipitato ad ammirare la bella vista sull’Orto Botanico che si gode da casa Giacomelli e ha avuto modo di indispettire lo scafatissimo uditorio raccontando come la musica sia l’unica forma di democrazia rimasta, quasi il gusto per la stessa non potesse essere manipolato da denaro e potere esattamente come accade in ogni altro settore e come lui stesso sa benissimo. A pochi metri da lì, il regista-di-culto Graham Vick cenava con il suo allievo prediletto Jacopo Spirei e il gruppo del Macerata Opera Festival arrivato a Milano per presentare le nuove produzioni alla Feltrinelli: che rabbia essere mancati a quello che era il simposio giusto della serata.

 

Ciciap. Con musica di Fabio Vacchi, luci e scenografia di Carlo Cerri, costumi del finalista Oscar Maurizio Millenotti e voce recitante di Filippo Timi, ad aprile del 2020 verrà allestito alla Scala il balletto Madina, tratto dal romanzo La ragazza che non voleva morire di Emmanuelle de Villepin, che ha scritto anche il libretto. Molto felice il sovrintendente (speriamo a lungo) Alexander Pereira; molto soddisfatto, comprensibilmente, l’entourage De Benedetti. Già morta di invidia l’arrembante scrittrice agée che sparla delle colleghe a ogni occasione.

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