Riparte Milano Sesto

Prelios, Hines e (forse) Beppe Bonomi per rilanciare il complicato progetto. Benedice Intesa

Mariarosaria Marchesano

I tempi stringono per rendere operativa la nuova compagine che dovrebbe ridare slancio al progetto di riqualificazione dell’area di Sesto San Giovanni, dopo l’accordo che ha sancito l’uscita di Davide Bizzi (che resta però presidente della società che si occupa dello sviluppo) e l’entrata al suo posto del gruppo Prelios presieduto da Fabrizio Palenzona.

 

Secondo alcune indiscrezioni, l’assemblea dei soci della Milano Sesto dovrebbe riunirsi a metà della prossima settimana per fare il punto sull’iniziativa nella quale sta per essere coinvolto, per volontà della banca finanziatrice Intesa Sanpaolo, anche il gruppo americano Hines. Quest’ultimo entrerà in un una prima fase con il ruolo di project manager e di advisor industriale e in un secondo momento potrebbe impegnarsi anche come azionista. E all’ordine del giorno c’è un altro tema importante: la nomina del nuovo consiglio della Milano Sesto che, come si vocifera da più parti, potrebbe aprire le porte a Giuseppe Bonomi – il manager che da tre anni è alla guida di Arexpo, la società che sta lavorando alla creazione di Mind, il distretto per l’innovazione sulle ex aree dell’ex Expo – offrendogli la carica di amministratore delegato.

  

C’è molta carne a cuocere, dunque, per far ripartire un progetto dalla storia lunga e travagliata, ma che, come ha spiegato Mauro Micillo di Intesa Sanpaolo, “ambisce a far diventare Sesto San Giovanni parte integrante della Città Metropolitana di Milano, grazie anche alla presenza di strutture di eccellenza come la Città della Salute”. Quello che non è ancora chiaro è il ruolo del gruppo arabo Fawaz Alhokair entrato qualche anno fa in Milano Sesto con il 25 per cento e l’impegno di realizzare uno shopping center del valore di 100 milioni.

 

Ad oggi, però, la posizione di Fawaz è ancora in bilico dopo che i proprietari sono finiti in una retata anti-corruzione, disposta dal principe Mohamed Bin Salman, l’uomo più potente dell’Arabia Saudita, e hanno dovuto sborsare una montagna di soldi in cambio della libertà. A quanto si apprende, la prosecuzione dell’impegno su Milano Sesto sarebbe subordinata al buon esito della quotazione in Borsa della controllata Arabian Centers in corso proprio in questi giorni.