La sfilata di Ultrachic alla settimana della moda di Milano. "Oggi gli influencer contano di più delle modelle", ha detto Schattner (Foto LaPresse)

Heinz Schattner, la moda vista da un gran tedesco

Andrea Affaticati

"Gli anni della 'Swinging London', le grandi sfilati, le star e le passarelle". Il decano dei fotografi ci racconta come è cambiata (in peggio) la moda a Milano

Heinz Schattner lo incontriamo nel suo studio, a due passi da Corso Buenos Aires. Originario del Palatinato, è stato il primo fotografo di moda tedesco a sbarcare a Milano negli anni Settanta. Un decano: aveva 14 anni quando è stata pubblicata la sua prima fotografia. “Pagata 20 marchi”. La fotografia è il veicolo per levare le tende, venire a Milano, non solo la capitale della moda, ma anche della fotografia di moda e pubblicità.

 

A Milano vive anche uno zio ingegnere che lavora per la Siemens. “Una delle prime cose che ricordo di quel periodo è questa,” racconta Schattner. “L’allora direttore della Siemens a Milano stava per tornare in Germania. Così mi prega di fare un servizio fotografico sulla città. Quando gliele faccio vedere lui, pur soddisfatto dice: beh, si vede che le ha fatte un tedesco”. Ripensandoci, Schattner gli dà ragione. È qui in Italia, a Milano, che ha imparato a coniugare il rigore con la creatività. “Ricordo che anche per le campagne pubblicitarie dei clienti tedeschi dovevano esserci sempre fotografi italiani”. Si dedica all’inizio alla fotografia industriale. Il che però non gli impedisce di cogliere la vivacità che la città. “Milano allora era veramente incredibile, offriva mille e una opportunità di lavoro e non solo. A noi giovani metteva il turbo”. E pure le ali, visto che Schattner decide di non fermarsi nel capoluogo lombardo e di continuare a viaggiare. Parigi, New York. Ma poi torna a Milano, lavora per Vogue Bambini, Vogue Uomo, Amica, Grazia le grandi agenzie pubblicitarie.

  

 Il fotografo tedesco Heinz Schattner (Immagini prese da Facebook) 


 

Torniamo a quegli anni da “Swinging London”, come li chiama, trasferiti a Milano. “Allora la sperimentazione veniva tenuta in alta considerazione. E si poteva lavorare con chiunque. È cambiato quasi tutto. “Girando per la città durante la settimana della moda appena conclusasi, si aveva la sensazione che gli influencer contino oggi di più delle modelle, e la strada più delle passerelle, oggi le lobby imprenditoriali sono molto più potenti di un tempo”. Sarà anche per questo che nella prima fila delle sfilate mancano le star di un tempo. “Il punto secondo me è però un altro” prosegue il fotografo. “Certo, Milano resta per il fashion-system un importante punto di riferimento, ma come in tanti altri ambiti, ho l’impressione che anche qui domini vieppiù la logica del low cost”. Detto altrimenti, un tempo si era disposti a pagare per avere un prodotto di qualità, oggi i budget sono sempre più striminziti.

 

Schattner dopo aver per anni immortalato le sfilate decide di staccare per un po’ e si trasferisce in Sicilia e lì ripercorre le orme di Goethe. Un lavoro raccolto successivamente nella mostra “Un viaggio nell’immagine”. E di nuovo Milano: “Qui ci sono le gallerie, qui l’ambiente, l’humus che mi serve per lavorare”. Oggi è meno focalizzato sulle sfilate, ma la moda resta il perno attorno al quale gira il suo lavoro, come testimoniano i volumi “Thyrtynine Souls” con i gioielli di Angela Pintaldi per Donna Karan, o “Wastland Fashion and Culture” realizzato presso le tribù Peul, Bambara, Dogon, Tuareg in Mali. Oggi con la moda veicola immagini più artistiche. “Torniamo un attimo alla fine degli anni 70 e agli anni 80. Allora c’era una grande voglia di sperimentare senza reti di protezione. Adesso manca un po’ l’anima”. Milano negli ultimi anni si è incredibilmente rinnovata, è diventata un fantastico set fotografico a cielo aperto. Il che non toglie la sensazione di un’omologazione universale. Ma chissà, forse funziona da tranquillante.

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