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Il cliente che compra e poi stampa il mio oggetto in 3D? Si può

Giovanni Seu

L’obiettivo di KrillDesign.net, al momento in contatto con 5 paesi, è di inserirsi in questo circuito raggiungendo 140 stati con 125 mila stampanti nel 2023

Realizzare oggetti di design saltando la produzione industriale, con tempi ultraveloci e senza inquinare. Un esperimento che potrebbe rivoluzionare i tradizionali modelli di fabbricazione e i mercati grazie a quattro giovani, guidati dal ceo Ivan Calimani, che pochi mesi fa hanno fondato la start up KrillDesign.net.

 

Il meccanismo ideato è semplice: l’acquirente sceglie online il modello e potrà ritirarlo nella sua città recandosi in un centro convenzionato munito di stampante 3D con cui si realizza il file inviato da Milano che contiene il disegno dell’oggetto. Con questo sistema sarà possibile in qualunque parte del mondo vendere sedie, tavoli, lampadari ideati in un’ex capannone industriale di Rubattino convertito all’industria 4.0. L’architetto Maurizio De Caro, art director della nuova impresa, segue l’aspetto creativo e di relazione:  “Rispetto al design tradizionale – spiega – ci sono due enormi novità: la smaterializzazione della fabbrica, la parte ideativa diventa il momento centrale. L’altro aspetto che assumerà sempre più importanza è l’uso della bioplastiche  che rappresentano il futuro in quanto possiedono una straordinaria biodegradabilità”. Determinante per il decollo di questo nuovo sistema di produzione è il network mondiale di 5 milioni di stampanti in 3D, che sono utilizzate solo per il 10% del tempo, diffuse 150 paesi e 1.000 città.

 

L’obiettivo di KrillDesign.net, al momento in contatto con 5 paesi, è di inserirsi in questo circuito raggiungendo 140 stati con 125 mila stampanti nel 2023.  In quattro anni, insomma, sarà possibile vendere in poche ore un soprammobile a un avventore di Pechino che potrà ritirarlo nel centro convenzionato il cui titolare cinese verrà ricompensato con una provvigione dall’impresa milanese. Un altro aspetto di rottura rispetto al passato è la possibilità di definire l’oggetto con l’acquirente: a seconda delle sue esigenze il prodotto può essere allungato, ridotto, modificato nel colore e nella sua linea attraverso il computer, senza maggiorazione dei costi. Ma non è tutto, l’ambizione di questo design è di inserirsi in un’economia circolare dove si parte dalle fonti rinnovabili per arrivare al riciclo sia in termini di riuso che di recupero. Le prime risposte sono positive, il mercato sta manifestando interesse: “Stiamo iniziando ad interagire con le società di retail – spiega l’art director – ci sono possibilità di collaborazione con studi di progettazione e di ricerca internazionali: per ora facciamo solo architettura di interni ma per il futuro potremmo ampliare il campo”. Il limite è rappresentato dalla difficoltà per l’acquirente di giudicare in tutte le sfumature un opera di design con un semplice sguardo sul sito. Ma le buone idee, trovano buone soluzioni.

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