Milano, la sede di Unicredit (foto di Gaetano Virgallito via Flickr)

Cosa si muove (bene) a Milano col Social impact banking di Unicredit

Il piano lanciato da Mustier per contribuire allo sviluppo delle comunità in cui la banca opera

Si allarga il borgo solidale di Quarto Oggiaro, quartiere popolare della periferia di Milano, che da alcuni anni ospita genitori e bambini in difficoltà. Quattordici nuove abitazioni, con spazi e servizi comuni (cortile, lavanderia, sala giochi e feste, nido) sono in via di costruzione per completare l’esperienza avviata alcuni anni fa dalla fondazione CasArché, la Onlus di padre Giuseppe Bettoni. La Corte di Quarto – che ha l’ambizione di creare un nuovo modello di accoglienza perché vuole rafforzare i legami tra i nuclei “fragili” ospitati e le famiglie “normali” della comunità locale – è una delle iniziative che il gruppo Unicredit ha deciso di finanziare nell’ambito del Social impact banking. 

 

Quest’ultimo è il programma lanciato dall’amministratore delegato Jean Pierre Mustier a fine 2017 per contribuire allo sviluppo delle comunità in cui la banca opera. “Per fare bene dobbiamo anche fare del bene”, è la frase che Mustier ripete spesso, anche se in questo caso il concetto di beneficenza inteso in senso stretto non c’entra perché lo spirito è piuttosto quello di affiancare privati, microimprese e imprese sociali in progetti scelti in base alla loro capacità di essere sostenibili dal punto di vista economico e alla capacità di avere un reale impatto sul territorio. Tant’è che la banca ne misura l’efficacia attraverso un meccanismo che si chiama “pay for success”.

 

Se la Corte di Quarto  a Milano è il simbolo di un nuovo modo di intendere il concetto di abitare, la “Volpe Scalza” di Torino è l’esempio di come da un bisogno personale possa nascere un’attività economica di successo. Volpe scalza è, infatti un’espressione dispregiativa utilizzata per definire le donne che hanno perso i capelli. Ed è il nome che, non a caso, Luana De Fazio ha voluto dare al suo negozio dove vende parrucche, cappelli e turbanti alla moda realizzati in modo artigianale. “Sono una volpe scalza da quando avevo vent’anni e l’idea di avviare quest’attività mi è venuta guardandomi allo specchio”, racconta Luana in un video su YouTube in cui ricorda che le persone che soffrono di alopecia in Italia rappresentano il 3 per cento della popolazione, numero che cresce se si considerano anche le patologie oncologiche. Ma siccome una giovane donna come lei è convinta che la femminilità “non si perda in una ciocca di capelli”, è soprattutto a persone con esperienze simili alle sue che ha pensato prima di alzare la saracinesca del suo negozio che oggi può contare su una lunga lista di ordini da tutta Italia. Ma arrivarci non è stato tanto semplice, soprattutto quando la donna si è resa conto di essere un “soggetto non bancabile” come le altre 1.630 persone in Italia a cui, invece, UniCredit ha concesso un piccolo prestito nell’ambito del Social impact banking.

 

Il programma è articolato in tre filoni. Il primo, focalizzato sul microcredito, ha finanziato complessivamente progetti (come la Volpe scalza) per un controvalore di circa 32 milioni di euro. Il secondo è più specificamente destinato a soddisfare bisogni sociali, come nel caso della Corte di Quarto e di altre 30 operazioni analoghe per le quali sono stati spesi di 32,6 milioni. Il terzo e ultimo filone è rappresentato da un progetto di educazione finanziaria, che finora ha coinvolto 25.300 studenti di 280 scuole su tutto il territorio italiano con l’aiuto di 370 persone. Insomma, quello di UniCredit è un piccolo “piano Marshall” del sociale. Un ultimo esempio è dello scorso 21 gennaio, quando 130 dipendenti hanno partecipato alla cerimonia di premiazione di Xmas for Kids, iniziativa lanciata a dicembre da Elkette, la mascotte del gruppo, a sostegno delle due associazioni onlus Vidas e L’Abilità. Il ricavato, quest’anno superiore alla prima edizione dell’iniziativa, è stato devoluto ai bambini in difficoltà.

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