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La Borsa col naso in su s'interroga sul volo della Rcs di Cairo

Mariarosaria Marchesano

Il titolo del gruppo che controlla il Corriere a partire dal 20 novembre è cresciuto di oltre il 40 per cento, passando da un prezzo inferiore a 0,88 centesimi a 1,23 euro

Chiunque in questo periodo passi in rassegna i listini di Piazza Affari alla ricerca di azioni che chiudano più di una seduta consecutiva con il segno più, s’imbatte in Rcs Mediagroup, che a partire dal 20 novembre è cresciuta di oltre il 40 per cento, passando da un prezzo inferiore a 0,88 centesimi a 1,23 euro. Nulla a che vedere con i principali gruppi concorrenti, come l’editoriale Gedi (Repubblica) e Mondadori, i cui guadagni negli ultimi quindici giorni sono stati davvero cosa misera se messi a confronto con la società di Urbano Cairo. Quest’ultima, infatti, ha aumentato il suo valore di Borsa di ben 200 milioni di euro in brevissimo tempo.

 

Ma se la risalita non rispecchia né l’andamento del settore editoriale né quello generale della Borsa, più pessimista e volatile che mai, a che cosa è dovuta? In una prima fase, i rumors di mercato erano propensi ad attribuire il merito del rally al contenzioso tra Cairo e Blackstone sull’immobile di via Solferino. Una querelle internazionale, che si gioca tra Milano e New York, con blasonati studi legali – l’avvocato Sergio Erede per Cairo e lo studio Gatti-Pavesi-Bianchi per Blackstone – pronti a sfidarsi su un terreno molto scivoloso, come quello dell’annullamento di un contratto che si è chiuso cinque anni fa. L’ipotesi di un esito a favore di Cairo, con l’incasso di una somma di denaro o di uno sconto sull’affitto del palazzo che ospita il Corriere, era sembrata una scommessa plausibile visto che i rialzi sono partiti proprio dal giorno in cui Rcs ha comunicato l’avvio dell’arbitrato. Ma con il passare del tempo questa possibilità sembra sempre più remota. Gli analisti più attenti ritengono che anche nella più rosea delle ipotesi, cioè quella in cui Cairo dovesse vincere ottenendo la differenza tra il prezzo di vendita nel 2013 (120 milioni) e quello che, invece, ritiene fosse all’epoca il giusto valore di mercato per il palazzo (all’incirca 180-200 milioni), non sarebbe abbastanza per giustificare la corsa del titolo. Soprattutto considerando che gli scambi su Rcs fanno registrare volumi superiori alla media, il che dimostra che stanno passando di mano pacchetti consistenti di azioni.

 

E allora, a che cosa si devono tanti acquisti? Le ipotesi avanzate, a questo punto, vanno dalle attese positive per i risultati del 2018 (non basterebbe però a giustificare tutto questo gran movimento) alla possibilità che venga ripresa in considerazione la fusione tra Cairo Communication e Rcs (ma lo stesso Cairo lo ha escluso più volte di recente). Ovviamente, nessuno può sapere che cosa bolle in pentola. Staremo a vedere. Intanto, le prime novità sulla controversia con Blackstone non si avranno prima di febbraio-marzo 2019: solo allora si prevede possa essere completata la composizione del collegio arbitrale con la nomina del presidente, oltre che degli arbitri di parte. E non prima della prossima primavera la Corte di New York deciderà sulla competenza territoriale a discutere l’ipotesi del reato di estorsione avanzata da Blackstone nei confronti di Cairo (con tanto di richiesta i di risarcimento danni). Accusa a cui Cairo ribatte ipotizzando il reato di usura a carico del fondo immobiliare.

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