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Majorino in pausa da assessore si dedica alle (buone) idee. Un libro

Fabio Massa

L’Internazionale sovranista e come combatterla, oltre che la centralità della questione ambientale e la sostenibilità dello sviluppo

Quando smette, per un attimo, i panni di battagliero assessore al Welfare e organizzatore di marce pro immigrati e picnic multietnici, impegni generosi che però, alla prova dei fatti, rischiano di portare più voti alla Lega di Salvini che al Pd, Pierfrancesco Majorino sa mettere nel frullatore ingredienti ben scelti, e cavarne qualcosa di interessante. Insomma, per dirla corta, il libro scritto a quattro mani da Majorino e dall’amico e maestro di una vita Aldo Bonomi (“Nel Labirinto delle paure”, 159 pagine, Bollati Boringhieri) ha senso leggerlo perché dentro ci sono delle idee. Idee sulle quali e delle quali dibattere, ma per quelle di Bonomi, da sempre molto attento alle dinamiche sociali urbane, alle disgregazioni e ri-aggregazioni di territori in continua trasformazione, vi rimandiamo al libro. Qui badiamo a quel che propone il politico-scrittore. Un’idea per esempio, assai forte, è quella dell’Internazionale sovranista, e come combatterla. Il concetto espresso da Majorino è semplice ma potente: una volta la destra alla Haider o alla Bossi cercava di rassicurare le masse proponendo la chiusura all’interno di un piccolo recinto territoriale. “In qualche modo la destra offre infatti un messaggio rassicurante di protezione e salvezza, definendo il campo del proprio agire prima nei confini nazionali e stabilendo che poi, da quei confini, si possano gettare le basi per relazioni globali”. Oggi le cose sono diverse- “Non si è infatti ‘solo’ di fronte a un messaggio di chiusura: si è dinanzi a qualcosa di molto più profondo e diverso rispetto a quel che pure era accaduto a partire dagli anni novanta – scrive Majorino – Ora, infatti, siamo ad un passaggio molto più inquietante. La destra nazionalista nel mondo sta cercando di costruire la sua Internazionale. Un’Internazionale sovranista, apprezzata dalle parti di Mosca, che ha nel cuore nero dell’Europa un motore essenziale”. Non sarà un ritorno al passato, però l’internazionalismo sovranista “si intensificherà attraverso l’azione politica e culturale che eserciterà nel tempo, e lo farà congiungendo sempre di più le due categorie utilizzate in questo periodo storico per commentare quel che offre di (ahimè) nuovo la scena politica: per l’appunto il populismo e il sovranismo”.

 

Nella parte della “proposta“ (dopo la denuncia), Majorino scrive: “Dentro al cambiamento d’epoca, per andare incontro alle persone spaesate dall’incertezza e dall’insicurezza, vanno recuperati i fondamentali. Alcuni principi ispiratori, intanto, che possono erroneamente suonare come superati o gonfi di retorica, ma che dovrebbero invece illuminare un cammino e dare perfino senso all’impegno civile, sociale e politico: il valore della persona, dell’umano, delle donne e degli uomini (e quindi il riconoscimento del valore della differenza, del rapporto tra i generi, delle pari opportunità); la democrazia come dimensione irrinunciabile (…) la battaglia per la giustizia sociale a livello locale e nel mondo; la riscoperta di una dimensione del mondo, internazionale, globale, nel tempo del localismo esasperato”. E ancora, la centralità della questione ambientale e la sostenibilità dello sviluppo. E soprattutto, a proposito di antidoti alle paure, l’Europa come integrazione di popoli per estendere opportunità, garanzie e occasioni. Con grande attenzione anche alla “micidiale spirale dei dazi che può assestare un colpo potente all’economia italiana”. Una Europa, quella del Majorino pensatore, “da recuperare in tutta la sua potenzialità di ‘inclusione’ a patto che essa sia vissuta come la grande terra dell’incontro (e quindi, anche qui, della partecipazione democratica dei cittadini)”.

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