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Il Cencelli delle Aler per vedere se la destra farà meglio in periferia

Paola Bulbarelli

La nomina dei direttori delle sedi delle aziende lombarde per l'edilizia residenziale, dopo la cura dimagrante di qualche anno fa, ha una valenza politica e anche una portata simbolica

Una volta erano in tredici ma oggi sono cinque. E a parte Angelo Sala, alla guida di Aler Milano da circa un paio d’anni e saldamente a cavallo, gli altri quattro se la sono giocata in una rosa di 43 nomi tirati fuori dal cappello a cilindro della politica. Starà poi a loro dimostrare sul campo (e che campo, quello delle case popolari!) di sapercela fare in un settore minato da occupazioni abusive, morosità colpevoli ed incolpevoli, manutenzioni portate al limite per mancanza di fondi. La nomina dei direttori delle Aler, dopo la cura dimagrante di qualche anno fa, ha una valenza politica e anche una portata simbolica. Case popolari significa in buona periferie (non solo a Milano) e aree urbano-sociali difficili da gestire. Le aree in cui maggiore si avverte lo scontento dei cittadini e, alla fine, si vincono (Lega) o perdono (Pd) le elezioni. Così la domanda è: riusciranno i nuovi”inviati” scelti dal destra-centro regionale a compiere la loro missione?

 

La fumata bianca della Giunta è arrivata dopo una riunione senza intoppi a significare che i capi partito avevano trovato la quadra. A Pavia-Lodi, sarà presidente Jacopo Vignati, rampante ingegnere, segretario della Lega di Pavia. A Brescia-Cremona-Mantova è stato nominato Albano Bianco Bertoldo, segretario-collaboratore di Maria Stella Gelmini. Fabio Danesi, ex sindaco di Fonteno, architetto con ristorante e sala bingo a Lovere, in quota Forza Italia, l’ha spuntata all’Aler di Bergamo-Lecco-Sondrio. E a Giorgio Bonassoli, leghista di Gorle, architetto ed ex assessore provinciale al Turismo, è stata assegnata la zona di Varese-Como-Monza Brianza e Busto Arsizio. E per il Cencelli, è tutto a posto. “La mia fortuna – spiega Angelo Sala, che oltre essere a capo dell’azienda lombarda di Milano è pure vice presidente di Federcasa Nazionale – è stata quella di arrivare all’Aler di Milano dopo l’esperienza provinciale all’Aler di Varese, dove ho attinto le buone pratiche trasferite nella grande città”. Ha cambiato il modello organizzativo spacchettando l’azienda in sei unità operative gestionali, con filiali che si sono trasformate in unità operative, non solo sportelli ma vere Aler all’interno della macro Aler con capacità di spesa e di controllo, in grado di gestire 12-13 mila alloggi, quattro su Milano città e il resto provinciali a Sesto San Giovanni e a Rozzano. “A Milano paghiamo lo scotto di gravi problematiche sociali che le altre Aler più piccole non conoscono, anche causate da politiche nazionali sulla casa abbandonate – dice Sala – E i bilanci delle case popolari non possono stare in piedi con le vendite e con i canoni visto che la gente non ha più soldi per pagare l’affitto e in più i nuovi inquilini entrano con graduatorie che di fatto sono a reddito zero”. In compenso, dopo periodi di scontri furenti e accuse reciproche, è buono il rapporto con il Comune, e la partita su cui attuerà meglio le politiche per questo delicato comparto sarà giocata con fairplay e collaborazione. Gli alloggi popolari del Comune sono 28 mila, gestiti da MM, mentre Aler se ne accolla 70 mila. Il Piano Periferie ha subito un rallentamento “ma al quartiere Lorenteggio si va avanti nella riqualificazione grazie a finanziamenti importanti di Regione e Comune”.

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