Beppe Sala e Nicola Zingaretti (foto LaPresse)

Tre salti fra quattro Pd assai divisi e cinque cerchi (forse) uniti

Fabio Massa

La prima “salita” a Milano di Nicola Zingaretti (presente Beppe Sala) e la corsa per i congressi locali. Il tutto all'ombra della candidatura per le Olimpiadi invernali del 2026

RISOTTO ALLA MILANESE Alla fine Beppe Sala è stato tra quelli che è andato alla prima “salita” a Milano di Nicola Zingaretti. Alla stampa ha precisato che non si trattava di endorsement. Dunque, di che cosa si è trattato? Secondo le opinioni che girano dalle parti di Palazzo Marino, il primo cittadino ha un problema e neppure irrilevante (seppur scontato): con chi può relazionarsi, del Pd, fuori da Milano? Con i renziani ortodossi rimane un filo tenuto nella mano di Ada Lucia De Cesaris, con gli ex renziani rimane il rapporto con Quartapelle, Bussolati & co, con Area Dem rimane la linea aperta con il senatore Mirabelli. Ma fuori Milano? La Milano che deve volare come fa, se il partito pare dissolto? Quindi la presenza da Zingaretti, che per adesso pare l’unico in campo, visto che le altre candidature sono considerate “personali”, è d’obbligo. Rimane una riflessione che ancora non è stata fatta ad alta voce negli ambienti dem milanesi, ma che potrebbe riservare qualche sorpresa nelle prossime settimane: com’è possibile che nella Milano protagonista dell’innovazione, ultimo baluardo della sinistra, eccetera, non ci sia neppure uno straccio di ipotesi che un esponente del Pd milanese voglia giocarsela a livello nazionale? Chissà se maturerà qualcosa: si sa che per cucinare il risotto ci vuole tempo.

 

QUATTRO SALTI IN PADELLA I congressi locali del Pd sono sexy quanto i surgelati per una cena solitaria. Popolo, poco. Rilevanza mediatica, poco di più. Tuttavia non sono affatto irrilevanti: il segretario regionale dirà la sua sulle candidature per le Europee e soprattutto in vista di possibili elezioni anticipate. Il segretario metropolitano dovrà gestire la partita del post Sala, se il sindaco non vorrà succedere a se stesso. Ad oggi, le posizioni sembrano abbastanza chiare, e distanti. Da una parte c’è Vinicio Peluffo, candidato alla segreteria regionale, che vuole lasciare la porta aperta a un accordo ampio tra tutte le correnti puntando (vecchio classico) “sull’unità e sulla discussione sui temi”. Dall’altra c’è il tema del segretario metropolitano, per il quale ci sono ipotesi che però passano da un accordo tra gli ex renziani (un tempo definiti erroneamente turborenziani) e le altre correnti. Accordo che non c’è, e che rimette in discussione anche il livello regionale. Mentre una parte del partito andava da Zingaretti, Pietro Bussolati riuniva i suoi e serrava le fila. A volte per fare la pace si passa dalla guerra. Altre volte, il contrario.

 

BOLLITO PIEMONTESE E così, Milano & Cortina ce l’hanno fatta. La terna è formata dalle due italiane, da Calgary e da Stoccolma. Considerando, non è un segreto, che il Cio vorrebbe un ticket per Stoccolma e Milano, nel senso che Stoccolma si aggiudica l’edizione prima e Milano quella dopo, e non è un segreto che il Cio vorrebbe riportare la manifestazione in Europa, per Milano non sembrerebbe un miracolo impossibile vincere. Anzi. Sullo sfondo resta Torino, bollita e po’ insipida. Ma l’arrivo delle Olimpiadi cambia tutto anche per Milano: si stempera un po’ l’attenzione mediatica per la riapertura dei Navigli, che tuttavia continuano a essere un progetto non solo praticabile, ma secondo alcuni anche necessario. Necessario per le campagne del sud Milano che chiedono acqua che oggi non hanno. Ma insomma, le Olimpiadi sono un sogno dalle grandi potenzialità politiche. E per Sala è un po’ come un chiudere un ciclo così come è iniziato: arriva con Expo, se ne va con le Olimpiadi. Alcuni dicono che potrebbe impegnarsi per i cinque cerchi, così come si impegnò in Expo, a fine mandato. Altri lo negano. Di certo, adesso c’è un’opzione: ammesso e non concesso l’Italia ce la faccia.