Via Montenapoleone (foto LaPresse)

Cavalli e nuovi mostri

Fabiana Giacomotti

Siamo sul Titanic? La tout-Milan festeggia la vendemmia e ammira un esercito di purosangue arabi

Nel weekend che anticipa il giudizio di Moody’s e Standard&Poor's sul rating al paese, Milano torna a bere nel Quadrilatero della moda trasformato in cantina di pregio mentre in periferia, fra sabato e domenica, si andranno ad applaudire i cavalli delle scuderie emiratine più in vista, da quella degli Al Thani che ormai possiedono mezza Europa e quella del principe saudita par excellence, Mohammed bin Rashid al Maktoum, emiro di Dubai.

 

Si parte questa sera alle 19, con degustazioni in tutte le boutique per il migliaio di invitati del “Montenapoleone district”: come sanno gli habitué di questo appuntamento, giunto alla nona edizione e da qualche anno preso a modello da via Condotti (si replica nella capitale il 18), è meglio salutarsi tutti entro le venti. Verso le nove di sera, si rischia l’imbarazzo della conversazione alticcia e delle parole pronunciate a sproposito e ad alta voce, un rischio troppo elevato. Ogni griffe ha stretto un accordo con una cantina equivalente per pregio e database della clientela, e c’è molta attesa per l’asta, va da sé benefica, battuta da Christie’s con i vini del Comitato Grandi Cru italiani nel tardo pomeriggio, al Centro Filologico di via Clerici.

 

Insomma, è una grande consolazione sapere che, per quanto le affermazioni del ministro degli Affari europei Paolo Savona sulla “manovra cauta e moderata” l’altra sera a “Porta a Porta” ci abbiano fatto sobbalzare, c’è ancora gente che balla felice sul ponte del Titanic, e che anzi del ponte si infischia avendo già investito i danée altrove e al primo inabissarsi del ponte di comando salirà sull’elicottero alla volta delle Alpi svizzere o di Montecarlo, da dove tornerà in Italia solo in vacanza. Per il momento, però, questa umanità che “lavora, produce, spende e pretende” usa ancora gli elicotteri in direzione inversa, dalla Svizzera in Italia.

 

Sabato e domenica atterrerà sugli spazi erbosi di Vermezzo, paesotto dell’hinterland milanese dalle origini incerte come il castellozzo medievale che lo nobilita e dove Barbara Morali, erede dell’omonimo, non troppo piccolo impero nello shipping basato a Montecarlo, e il marito Alberto Marrami Vitali, “allevatore e cavaliere” come recita il curriculum, hanno aperto qualche anno fa il loro secondo centro siglato “Morali & C MVR palashow Jumpers Trilogy” dopo quello di Arenzano. Per questa edizione del campionato mondiale di cavalli arabi, vivacissima e ormai rara razza equina, questa esile e abile signora si attende non meno di mille spettatori, oltre al migliaio fra allevatori, proprietari di scuderie e trainer che si avvicenderanno nel maneggio e fra i prati dove, giura, “l’erba è fantastica e i cavalli si trovano benissimo”.

 

Senza alcun dubbio, spera che si trovi benissimo anche la nuova sponsor dell’evento, Nayla Hayek, proprietaria del brand più iconico di diamanti e affini, Harry Winston (“tell me all about it”, come cantava Marilyn Monroe), donna di oceanico appetito, che nel nostro incontro nell’hotel più vistoso e pacchiano di Milano inghiotte una brioscina al salmone mentre dice che sì, Milano è la destinazione ideale per il concorso di show jumping mentre no, Roma non lo sarebbe stata perché troppo dispersiva e difficilmente raggiungibile da quei meravigliosi purosangue di cui anche lei è sostenitrice e appassionata proprietaria. Del clima politico avvelenato del momento e del fatto di essere finita nel bel mezzo della roccaforte leghista, a madame Hayek interessa il giusto cioè zero, e in questo ha certamente ragione: dopotutto il nostro esecutivo non vede l’ora di trascorrere i propri week end a Capri o in altre località amene, purché in silenzio e senza gli stessi fotografi che invece reclama al seguito a Milano Marittima. “Le populisme” non è una disgrazia solo italiana, sospira, e giù un’altra brioscina, mentre un gruppetto di signore dalla stessa aria arcigna delle acqueforti di Damier annuisce. “Con questo concorso vogliamo offrire un momento di divertimento a tutti”, trilla Barbara Morali, briosa come Marie Antoinette.

 

Evidentemente anche lei pensa, come molti altri, che se non si può neanche andare a vedere qualche decina di cavalli (per la precisione ottantacinque) saltare gli ostacoli senza dover pensare a quanto costi allevarli e mantenerli siamo proprio messi malissimo, cioè siamo arrivati alla questione delle spese immorali, ancorché le sostenga qualcun altro. E questo, nella verde campagna del leghismo prima maniera, non va proprio giù.