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Un'Allianz per rafforzare i conti (mica male) della Scala. Ma servono anche le idee

Daniele Bonecchi

La domanda che molti si fanno però è se la Scala abbia tenuto il passo di Milano, in una stagione di grande attrattività, con 9 milioni di turisti in città

Da poco la Scala dorme sonni tranquilli. A presiedere il Cda infatti (per statuto) è arrivato Beppe Sala e da buon manager ha portato una nota di stabilità nei conti. E così non solo il 7 dicembre scorso la Scala ha superato laPrima con un incasso di 2.427.840 euro (contro il 1.950.000 del 2016), complice anche l’aumento dei prezzi, ma il sindaco ha portato nelle casse del teatro del Piermarini altri 3 milioni grazie alla nuova sponsorizzazione del gruppo Allianz spa. Allianz Italia diventa Fondatore Permanente della Scala. E con questo contributo la Scala consolida il secondo posto come teatro al mondo per fondi privati, dopo il Metropolitan di New York. Su 125 milioni di bilancio solamente 41 arrivano dai fondi pubblici (Comune, Regione e Stato) circa 39 milioni vengono staccati dalla biglietteria e il resto da privati.

 

“Per Allianz è un piacere e un onore sostenere la Scala – dice l’ad del gruppo Giacomo Campora – uno dei più prestigiosi teatri al mondo, simbolo di eccellenza della cultura italiana. Noi crediamo che grandi istituzioni e investitori privati debbano contribuire a mantenere e a sviluppare il patrimonio culturale dell’Italia, a cui tutto il mondo guarda con ammirazione. Allianz è un gruppo che sente la responsabilità del proprio ruolo sociale, che crea lavoro e sviluppo, che offre protezione e condizioni per un futuro migliore, operando nel segno della correttezza e di una più ampia responsabilità sociale”.

 

“Rappresenta un nuovo elemento di forza per la nostra più importante istituzione culturale e consolida la presenza di questo gruppo internazionale nella nostra città”, spiega Sala. Che però non si accontenta dei contributi che il ministero mette a bilancio ogni anno ed è pronto ad aprire la partita col prossimo governo. Già, la Scala. Sul cartellone ci sono i soliti mal di pancia dei loggionisti che sul loro blog preferito (lavocedeloggione) parlano della “mortifera, obsoleta, avvilente, insignificante stagione lirica 2017-18”, oppure spiegano che “il principale limite della nuova stagione è che appare più come un elenco di titoli assemblati con un criterio antologico che come frutto di una vera progettualità”. Pulci sulla schiena di un purosangue, direbbero i maestri della critica musicale.

 

La domanda che molti si fanno però è se la Scala abbia tenuto il passo di Milano, in una stagione di grande attrattività, con 9 milioni di turisti in città, ma il teatro alla Scala sembra quasi estraneo a questo processo. Guglielmo Miani, ceo Larusmiani e presidente dell’Associazione Montenapoleone, con garbo lamenta l’assenza di una adeguata strategia nel periodo natalizio milanese, conosciuto in tutto il mondo anche per la festa di Sant’Ambrogio con la prima della Scala. “Sicuramente credo che il comune stia facendo un percorso per innalzare l’offerta culturale della città – chiarisce – un driver (la cultura, ndr) importante. Su queste cose bisogna lavorare ma bisogna trovare dei format, delle idee. Poi però bisogna essere propositivi per portare Milano allo stesso livello di Londra o Parigi”. La Scala, gioiello di famiglia, deve ancora trovare il suo posto in vetrina.

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