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Come inventarsi il lavoro

Stefania Vitulli

Chiacchiere (e un libro) con Jacopo Perfetti, che in Bocconi insegna a diventare imprenditori di se stessi

Siccome a Milano gli imprenditori sono seriali e le start up sono dappertutto – quindi anche dentro le aziende – una volta che sono lì, come le gestisci e come consideri chi le ha create? Ed ecco gli “intraprenditori” sembrano usciti da una canzone di Cochi e Renato, ma sono uomini e donne di confine. Perché a Milano si coniano non solo imprese innovative e lavori nuovi, ma ruoli per governarle e nomi per definirli. Di questo e di molti altri trend sul lavoro, dentro ma soprattutto fuori dalle aziende, ragiona (e insegna, e fa) Jacopo Perfetti, classe 1981, MBA, imprenditore e docente di Imprenditoria nella più milanese delle università, la Bocconi. Perfetti da giovane era un creativo, ma proprio quando era giovane lui a Milano questa parola – una di quelle che ha fatto la storia degli anni Ottanta – ha cominciato a rendere pochino. E allora prima è diventato uno che sa inventarsi il lavoro, e poi uno che sa come riconoscere le start up che hanno un futuro (cioè sanno aprire i portafogli degli investitori, per prendere e per ridare). “Milano come città è in se stessa una start up”, ci spiega. “Con Expo si è rigenerata e rilanciata con nuovi business e con la presenza dei giganti della new economy – Amazon, Airbnb, Deliveroo, Foodora – che sono venuti qui per presidiare il sud Europa e l’Italia. Perciò qui nascono o atterrano anche i piccoli che vogliono diventare grandi. Il cambiamento viene da fuori, dall’invasione di culture, stimoli e denaro e Milano, che è una città hub, come Londra, li trasforma in occasioni per rinascere e aprirsi”.

 

Su come approfittare di tutto questo, Perfetti prima ha creato un sito e poi ci ha scritto un libro: “Inventati il lavoro. Sopravvivere alla fine del posto fisso e svegliarsi ogni mattina con il sorriso” (Feltrinelli). Nel libro tiene prima di tutto a precisare che non è facile: il successo immediato qui non esiste, mica siamo americani. Bisogna tenere duro anni, sopportare mazzate psicologiche che di norma annientano anche chi ha un manifesto talento naturale e pensare che si è nati per vincere. Il successo a Milano è tutto intorno a te, ovvero nel circondario, e quindi arriva, basta aggrapparsi al business-plan come una volta ci si attaccava al tram. Il libro di Perfetti contiene non solo i modi e le maniere per parlare al futuro anche quando ti dicono che sei licenziato, ma le storie che dimostrano che si può fare. Molte delle quali milanesi: quelli del Terzo Segreto di Satira che a Milano ci sono andati a scuola; Pao, che al PAC di Milano si evolve per sempre; quelli di “Friendz”, la piattaforma che ti fa guadagnare con le foto, che in città aprono la Friendzville; Riccardo e Stefano di GNAMBOX, che autoproducono la city guide “Wow Milano”.

 

“Racconto Satispay” aggiunge Perfetti. “La start up italiana che nel 2017 ha raccolto quasi 20 milioni di euro e ne voleva solo 12. Alberto Dalmasso ha lanciato Satispay a Cuneo, ma quando ha voluto fare il salto è venuto qui. Un’altra bella storia milanese è quella di Walter Contipelli in arte Orticanoodles: esce dall’università, entra in una grossa agenzia di comunicazione come assistente art director e poi, invece di salire ancora, scende, fino ad assistente grafico. Il baratro. Quindi si è detto che tanto valeva seguire la sua passione: la street art. Si è inventato una tecnica unica al mondo, lo “spolvero” e dipinge intere facciate in due o tre giorni. Uno dei lavori lo ha fatto anche con me, la Ciminiera Branca in viale Jenner: Milano ha cambiato lui e lui sta cambiando la città. E’ questo che ho sempre amato: è Milano che ti dà la possibilità di fare il salto, perché il suo ecosistema trasforma la tua passione in professione”.

 

Uno studente su quattro tra quelli universitari vede come percorso possibile non tanto l’ingresso in azienda quanto la creazione di una start up tutta sua, e passi. Ma gli studenti di Perfetti in Bocconi non son proprio ragazzi, sono executive MBA: perché quella imprenditoriale ormai è la mentalità che viene usata anche per fare carriera e il cambiamento più grande nel mondo del lavoro è che l’approccio proattivo al percorso professionale, quindi usare le strategie di business per arrivare in cima all’organigramma, è diventato, come ama dire Perfetti, una “opportunità necessaria”. Specie se bisogna affrontare una crisi, di qualsiasi genere: “Inventarsi il lavoro significa capire che entrare stagisti e uscire con la pensione è acqua passata. Una crisi ti mette solo in condizioni di scovare il tuo talento e riuscire”. Il prof., che ha sviluppato in passato progetti per Campari, Eni, Rinascente e Moleskine, sta per lanciare altre due iniziative imprenditoriali, una sul tema del cibo sostenibile e l’altra dei “luoghi” dove l’imprenditoria si ritrova. Ecco, appunto, ma se uno è alla ricerca della start up giusta, dove si ritrovano i giri milanesi? “Il caffè delle start up non esiste ancora. C’è una libreria, la Open. Un bar, l’Upcycle Milano Bike Cafè. E soprattutto gli spazi di co-working, come Talent Garden, Copernico 38 e ClubHouse. Lì si rafforzano relazioni, si crea il network e accadono cose”.

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