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Scene da un palcoscenico, i teatri di una città

Paola Bulbarelli

Spettatori in crescita, riaperture e restauri, innovazione. Milano alla prova cartellone

Se lo dice lei, bisogna crederci. Andree Ruth Shammah sostiene che a Milano i teatri sono sempre pieni. Almeno per il suo, il Parenti, l’andamento è costante: sale affollate, anche quella grande, pressoché zero poltrone vuote. I numeri lo confermano: dal 1 ottobre al 21 novembre, 26.000 biglietti venduti su 14 titoli di prosa più 13 incontri/serate di  stand up e lectio magistralis. Il pieno con “L’ora di ricevimento” di Fabrizio Bentivoglio, “Il nome della Rosa” da Eco, con “Enrico IV” di Pirandello con Carlo Cecchi. Ma non solo l’ex Salone Pier Lombardo gode di ottima salute. Milano sta vivendo, e non da ieri, una bella stagione sulle montagne russe, tra eccellenze e scenari da rivedere.

 

Ecco riaffacciarsi sulla scena, dopo 33 anni di inattività e sei di restauro, il Gerolamo, gioiello dei teatri milanesi, la “piccola Scala”. L’unica ribalta europea appositamente costruita sulla misura degli spettacoli di marionette, per decenni attrazione e appuntamento privilegiato per un pubblico colto e i bambini. Adesso, restaurato e restituito a un destino di bomboniera elegante, mette a disposizione 209 posti rispetto ai seicento del 1868, anno di costruzione. Del Gerolamo è fantastica anche la storia partita dal disegno dell’ingegner Paolo Ambrosini Spinella e continuata con i lavori affidati alla stessa impresa che stava erigendo la Galleria e che utilizzò per il Gerolamo materiali di scarto e di recupero della Galleria Vittorio Emanuele. “Lo scrigno dei sogni” o “il teatro dell’insolito”, così veniva definito, divenne il promotore dell’associazione culturale Piccoli Teatri Europei dell’Ottocento. I Colla, la mitica famiglia di marionettisti, vi restarono fino al 1957, anno in cui il teatro fu chiuso una prima volta sotto la minaccia di demolizione. Recuperato da Paolo Grassi nel 1958 ha ospitato per alcuni anni recital e cabaret da Tino Buazzelli a Paolo Poli, da Jannacci a Dario Fo, dalla Vanoni a Juliette Gréco. Poi è stata la casa di Piero Mazzarella e di Umberto Simonetta fino al 1983, anno della seconda nuova chiusura per ragioni di uscite di sicurezza non a norma. Il recupero del teatro e la sua odierna messa a disposizione alla città è dovuto alla privata iniziativa della Società Sanitaria Ceschina, proprietaria da circa un secolo dello stabile che ospita il Gerolamo che ha provveduto ai lavori di restauro e che ha restituito la struttura al suo antico splendore anche in base alle indicazioni della Sovrintendenza alle Belle Arti.

 

Chi non esce dal guado dei problemi, almeno per ora, è il Teatro Ringhiera, che è una delle realtà di teatro di ricerca più interessanti in città. che dal 3 ottobre ha chiuso i battenti per lavori urgenti di ristrutturazione che comportano tempi lunghi, per cui il Comune non può mettere a bando lo spazio per la prossima stagione. Nell’attesa, però, la compagnia Atir (Associazione teatrale indipendente per la ricerca), fondata nel 1996 da sette giovani neo-diplomati della Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi, può continuare le sue attività grazie alla solidarietà e disponibilità di altri teatri milanesi, pronti ad ospitarli. Si sono fatti avanti La Cucina di Olinda, LabArca Teatro, il Gerolamo, i Filodrammatici, il Franco Parenti, l’Elfo/Puccini, lo Spazio Banterle (il nuovo piccolo spazio da pochi mesi aperto dal Teatro degli Incamminati in Corsia dei Servi, dove ha sede anche il Centro culturale di Milano), la Cooperativa e il Manzoni.

 

Grande stagione invece per l’Elfo Puccini, il Teatro d’Arte Contemporanea da 800 posti con più sale (6 mila abbonati) che quest’anno può vantare il logo creato dall’artista inglese Antony Gormley dal titolo “Respira” dopo quello firmato Mimmo Paladino per la stagione scorsa. Tantissimi i giovani che arrivano a teatro. “Abbiamo prospettive artisticamente fertilissime da qui al 2020, con un progetto produttivo che ci impegna con nove milioni di euro”, dice Fiorenzo Grassi.

 

Qualche problema in più d’indirizzo e di identità (ma ci si sta lavorando) ce l’hanno le sale di grandi dimensioni. Come il Dal Verme, storico teatro di Milano inaugurato nel 1872 e ora in mano pubblica, che punta sulle nuove generazioni con eventi musicali, e in estate è una delle sedi da “serata grande” della Milanesiana. Ma, appunto, non è facile da riempire a pieno regime. Un tempo era un prestigioso teatro lirico (tremila posti e un grandissimo loggione da 1.400) e vi si tenevano dibattiti politici. Oggi è utilizzato per concerti di musica classica e proiezioni cinematografiche. Anche il Teatro degli Arcimboldi (noto anche come Teatro della Bicocca degli Arcimboldi o con l’abbreviazione TAM), realizzato da Vittorio Gregotti nel 1997-2002 su iniziativa del comune di Milano e di Pirelli può vantare una grande capienza (oltre duemila posti), ma sconta sia la dislocazione sia la dimensione da grande evento. Ma i milanesi stanno imparando a considerarlo “il luogo dei concerti” e di spettacoli di gran richiamo. Diverse le dimensioni del Teatro del Buratto, uno dei Teatri stabili d’innovazione, promozione e ricerca, nato nel 1975, una stagione ricca per il teatro milanese. Teatro del Buratto gestisce le stagioni teatrali del Teatro Verdi, insieme alla rassegne di teatro ragazzi al Teatro del Buratto al PIME/ Milano e di Bì la fabbrica del gioco e della arti di Cormano, che sono oggetto della convenzione insieme agli appuntamenti di IF Festival Internazionale di teatro di Immagine e Figura.

 

Una storica ferita non ancora guarita per le storiche sale milanesi è invece in via Larga. Ci vorranno ancora dai sei agli otto mesi di lavoro per il teatro Lirico, che ospitò fra l’altro la prima assoluta dell’Elisir d’amore di Donizetti. Chiuso nel 1999, da 18 anni, doveva riaprire per la fine della stagione del 2018, ma la consegna del cantiere, realisticamente, dovrebbe avvenire nell’estate 2018. Una gestione, in precedenza, complicata, su cui vale la pena sorvolare. Continua, intanto, l’iniziativa “Cantiere-evento”, l’innovativo esperimento ideato e curato dalla Fondazione Gianfranco Dioguardi nell’ambito dell’edilizia urbana, promosso in collaborazione con l’Impresa Garibaldi, il comune e A.A.M. Architettura Arte Moderna, per accompagnare il restauro del Lirico “Giorgio Gaber”. L’ottocentesco Teatro Fossati ha invece riaperto il sipario nel 1986 per diventare il Teatro Studio (330 posti), oggi intitolato a Mariangela Melato. Nato come spazio sperimentale, “palestra” per gli allievi della Scuola del Piccolo, il Teatro Studio, con la sua pianta circolare, è divenuto negli anni uno dei luoghi più apprezzato dai registi di tutto il mondo per la speciale relazione che vi si stabilisce tra attori e pubblico. Tornato a nobile splendore è anche il teatro più antico in attività a Milano, che occupa un’ala di Palazzo Litta, una delle più significative opere del tardo barocca lombardo. La sala del Teatro Litta (200 posti) è recentemente stata oggetto di un restauro filologico. Ottime l’acustica e la visibilità; elegante foyer, ampio caffè, foresteria per gli artisti e una sala da 70 posti, La Cavallerizza, ricavata dalle antiche scuderie. Gestito dalla Fondazione Palazzo Litta per le Arti onlus, il Litta rientra nella programmazione di MTM,  Manifatture Teatrali Milanesi, nell’ambito di un progetto triennale che lo vede associato a  Quelli di Grock (un altro nome storico dell’arte teatrale in città), riconosciuti come Centro di produzione secondo il nuovo decreto del ministero. Sta bene anche l’Out Off, primo spazio underground milanese dove le mostre si alternavano alle serate di musica e alle performance teatrali, nasce nel 1976 nella storica cantina di viale Montesanto. Ora la sede è in via Mac Mahon, nei locali dell’ex cinema Eolo, di proprietà comunale, ristrutturati a sala teatrale da 200 posti. Un’eccellenza privata? Il TeatroCarcano, che vide le barricate delle Cinque giornate erette proprio li davanti al suo ingresso. Oltre mille posti, di proprietà della dinastia di editori Bestetti e dove nel 1813 si esibì Niccolò Paganini, ha quattro ordini di palchi, volta decorata a stucchi e dorature, un medaglione centrale, ornamenti di tipo neoclassico. E’ ancora uno dei salotti dove i milanesi amano andare per la “prosa”. Tra tradizione di consumo borghese, cultura e innovazione, non sta male, il teatro a Milano.

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