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Grandi vecchi cercansi. Chi sarà l'erede di Guido Rossi?

Redazione

Profiling di uomini di sistema tra finanza avvocature e politica. Marchetti, Erede, Vitale e altri

In una calda notte d’agosto, Milano – se soprattutto una certa Milano – ha detto addio a uno dei suoi simboli, almeno dal punto di vista giuridico, finanziario e pure geopolitico: lunedì 21 se n’è andato, all’età di 86 anni e dopo aver combattuto a lungo, il giurista e avvocato d’affari Guido Rossi. Uno dei potenti veri di Piazza Affari e non solo. La sua scomparsa è arrivata a 17 anni esatti dalla morte di Enrico Cuccia, il padre di Mediobanca e di tutti i patti di sindacato possibili e immaginabili. Loro due, negli anni Novanta, erano i mammasantissima della Borsa e delle operazioni finanziarie di taglio strategico: da Montedison a Telecom e così via. Ovviamente, senza mai trascurare uno dei veri centri di potere a Milano e non solo: la Rizzoli, o Hdp, o Rcs Mediagroup che dir si voglia. Tutto ruotava, e in effetti ancora oggi ruota, attorno alle pagine del Corriere della Sera. Per questo, in città, si dice che ora l’unico custode dei segreti, dei tesori e dei documenti che scottano e che hanno fatto la storia dell’Italia che conta, sia Piergaeatano Marchetti. Il terzo uomo del triangolo del potere. Il notaio per eccellenza, classe 1939, milanese doc, è l’unico che ancora può testimoniare, carte alla mano, ciò che ha rivoluzionato i salotti buoni, i poteri forti. Ma, vista la sua riservatezza mai lo farà. Ecco, quindi, dopo l’ormai ventennale scomparsa di Cuccia e la recentissima perdita del padre della legge sulla Concorrenza, nonché primo e giovanissimo presidente, nel 1981, della nascente Consob (lasciata dopo un anno e mezzo in polemica, come spesso gli è capitato di uscire di scena), oltreché quale ultimo vero incarico di rilievo nazionale, il ruolo di commissario della Federcalcio nel 2006 (l’anno di Calciopoli, della Juve spedita in B, dello scudetto di cartone o degli onesti, a seconda del credo calcistico, assegnato alla “sua” Inter, ma pure della vittoria ai Mondiali di Germania), adesso non resta che aggrapparci a Marchetti. Anche se quest’ultimo, professionalmente parlando, ormai ha ceduto il passo al figlio Carlo, regista di tutte le assemblee societarie che contano. Il professore, giurista, notaio, re dei cavilli e dei codicilli degli statuti ora si dedica soprattutto alla sua grande passione: l’editoria. Già due volte presidente di Rcs – come non entrare nel tempio di Via Solferino e via Rizzoli per avere voce in capitolo? –, già superconsulente dello stesso Rossi ai tempi di Consob, oggi resta presidente della Fondazione Corriere della Sera e per non farsi mancare nulla è diventato azionista sostenitore della Nave di Teseo, la casa editrice di Elisabetta Sgarbi, assieme ad altri notabili della cultura italiana e agli eredi di Umberto Eco, guarda caso vicino di casa di Guido Rossi, nel palazzo che si affaccia su Piazza Castello. Ma la forza del “brand” Marchetti persiste ancora se è vero che nel testamento che ha fatto epoca il defunto Bernardo Caprotti, alias Mr. Esselunga, mise per iscritto che la presidenza della cassaforte (Supermarkets Italiani) spettasse di diritto proprio al notaio milanese. Che ovviamente se la tiene ora ben stretta.

 

Altro grande banchiere d’affari e uomo forte di Milano è Guido Roberto Vitale, di due anni più vecchio di Marchetti, ha da qualche mese festeggiato gli 80 anni. Vitale è stato ribattezzato, per le sue simpatie politiche mai celate, il Cuccia di sinistra al punto da aver sostenuto per alcuni anni Matteo Renzi e la sua Leopolda. Oggi l’ex presidente di Rcs (sia mai che una poltrona così importante non abbia avuto nomi illustri?), si dedica anima e corpo alla sua boutique d’affari – lui che ne è stato di fatto l’inventore avendo dato il là con la Borghesi Vitale & Associati poi divenuta Lazard Italia e che prima ancora aveva fondato la merchant bank Euromobiliare, diventando sodale di Carlo De Benedetti, l’editore di Repubblica – e ai social. Vitale, difatti, è l’unico dei grandi vecchi che ha deciso di aprirsi ai social: ha un profilo attivo, anche se non troppo, su Twitter. Cinguetta, pochissimo (746 tweet) dal giugno 2012, ma si fa sentire quando vuole. Nel lavoro è affiancato da un pool di professionisti tra i quali spicca il braccio destro Orlando Barucci, figlio dell’ex ministro del Tesoro (governi Amato I e Ciampi) Piero, già presidente di Mps.

 

Fuori dagli schemi di questo quartetto di vecchi saggi e potenti, chi ha gli schemi della finanza in mano da tempo è l’avvocato genovese Sergio Erede, uno dei massimi esperti di diritto societario italiano e noto per essere un professionista (Master of Laws a Harvard conseguito nel 1964, dieci anni dopo Guido Rossi) che va controcorrente e che spezza o cerca di farlo le relazioni a volte pericolose dei salotti buoni. E’ stato, Erede, infatti, a esser al fianco di Diego Della Valle nella sua prima battaglia contro i poteri forti di via Rizzoli e l’accoppiata Fca-Mediobanca. Erede ha combattuto e combatte ancora le grandi battaglie industriali a partire da quella su Impregilo e ha seguito la scalata di Roberto Colaninno in Telecom, proprio quando stava finendo la stagione di Rossi alla presidenza dell’ex monopolista di stato. E per non farsi mancare nulla si è presentato a fianco di Urbano Cairo nella complessa, ma riuscita, scalata alla solita Rcs. Oltre a essere il consulente legale di Violetta e Giuseppe Caprotti nella disfida sull’eredità Esselunga.

 

Grande rivale di Erede nel dorato mondo degli studi legali, del diritto societario e dell’m&a italiano e internazionale è l’avvocato Franco Gianni da sempre considerato dagli esperti del settore e pure dalle riviste tecniche l’avversario, anche in termini di deal portati a termini e commissioni, proprio di Erede, operando però più sul versante dell’economia politica (è stato spesso advisor di operazioni governative e della Cassa depositi e prestiti). Loro due di fatto sono da decenni i due legali d’affari più noti e potenti sulla piazza finanziaria milanese e anche a Roma.

 

Opera più sottotraccia, anche se alla fine ovunque ti giri te lo ritrovi d’avanti, l’avvocato Federico Sutti, uno dei signori del mattone, nel senso che a Milano e non solo qualsiasi operazione immobiliare di rilievo lo vede schierato o dal lato del venditore o da quello del compratore. Oggi a capo della branch italiana dello studio legale sino-americano Dentons (il numero 1 al mondo per numero di professionisti impiegati), Sutti però si è fatto le ossa negli anni Novanta elaborando il testo del primo statuto della nascente Forza Italia salvo poi, deontologicamente o democristianamente parlando, essere assunto come consulente dal Pd di Matteo Renzi e Francesco Bonifazi per una revisione del conti del partito.

 

Infine, se si allarga l’orizzonte del mondo finanziario a quei professionisti che sanno far di conto bisogna citare Franco Carlo Papa, commercialista che per le sue riconosciute qualità è stato ai vertici prima di Kpmg e poi di Ernst&Young in Italia, due dei mostri sacri globali della revisione di bilancio. Papa, fratello di Gianni top banker di Unicredit, è da decenni l’uomo di fiducia della grandi istituzioni bancarie italiane che lo chiamano quando c’è da ristrutturare aziende (dalla Giochi Preziosi a Moby, da Risanamento a Gabetti, per non parlare della già indebitatissima, 5 miliardi, Carlo Tassara del finanziere Romain Zaleski, braccio armato fino a qualche anni fa del professore e banchiere Giovanni Bazoli, nume tutelare di Intesa Sanpaolo e Ubi, ossia la prima e la quarta banca del sistema italiano) o c’è da asseverare, leggasi attestare, complicati piani di risanamento che vedono coinvolti i tribunali di mezza Italia.

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