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Ma Milano sta serena? Sicurezza, periferie e immigrazione

Daniele Bonecchi

Carmela Rozza, assessore “law & order”, risponde sui dossier che più preoccupano cittadini (e Pd)

Le turbolenze dopo la tempesta elettorale sul Pd iniziano a farsi sentire anche sul vascello che Beppe Sala ha messo in acqua un anno fa. I venti soffiano impetuosi e si chiamano: immigrazione, sicurezza, periferie. Proprio sulle periferie si sta consumando il nuovo scontro frontale tra il sindaco e l’armatore di riferimento, il Pd. Prima le differenze di vedute con Matteo Renzi sull’immigrazione, con Sala che ha sposato le tesi della sinistra (dentro tutti) alla faccia dei proclami del ministro Minniti; ora il richiamo indigesto (per Sala) sulle periferie lanciato dal giovane segretario Pd Pietro Bussolati, respinto in un amen dal sindaco: non serve un assessore alle Periferie, basto io. Dunque ancora sicurezza e periferie. “Con Minniti ci siamo chiariti. Sicuramente c’è stato un momento delicato ma ormai lo abbiamo alle spalle”. Spiega al Foglio il coriaceo assessore alla Sicurezza, Carmela Rozza, che conosce bene anche le periferie milanesi per aver fatto a sportellate con occupanti abusivi e bande di latinos, in difesa degli anziani, allo Stadera e a San Siro, quando era segretario del Sunia. “Ora il tema su cui ci dobbiamo confrontare è come migliorare la situazione nei quartiere di Milano – prosegue l’assessore – e più stretta è la collaborazione tra Comune, questura e prefettura più diventa efficiente la gestione della sicurezza. Ma ora il tema sono i quartieri popolati più problematici, da via Gola, passando per San Siro e Corvetto”.



Ma non le pare che comunque, a leggi vigenti, spetti al prefetto (e al ministro dell’Interno) il coordinamento della sicurezza? “Indubbiamente. Ma oggi i cittadini si rivolgono prima di tutto al sindaco per segnalare problemi di sicurezza e gli amministratori non se ne possono lavare le mani. La legge sulla Sicurezza urbana del ministro Minniti cerca di coniugare questa doppia realtà, riconoscendo ai sindaci un ruolo importante proprio su questo tema, in raccordo con prefettura e questura. E per la prima volta nel nostro paese si dice in una legge che la sicurezza si garantisce con le forze dell’ordine, con la riqualificazione sociale e con la riqualificazione urbana. Sono sorpresa che i miei amici a sinistra del Pd non l’apprezzino”.

 

L’amministrazione ha appena presentato i Vigili di quartiere “2.0”. Da anni ormai ogni giunta, per qualche mese, restituisce all’immaginario collettivo i vigili di quartiere. Ma poi tutto frana. Oggi cosa ci sarebbe di diverso? “Guardando ai fallimenti del passato abbiamo fatto questa nuova proposta. La paternità dei vigili di quartiere ce l’hanno il sindaco Aniasi e l’allora assessore Toglioli ed ebbero un buon successo. E’ con le giunte di centrodestra che i vigili iniziarono a non essere più visibili. Per questo abbiamo ritenuto di non disperdere genericamente, come hanno fatto loro, le energie su tutto il territorio, ma pensato di concentrarci sui quartieri più critici. Senza escludere che, con un aumento di personale, si possa poi ampliare il raggio d’azione. Anche le dotazioni tecnologiche di oggi sono diverse e permettono agli agenti in servizio di avere un rapporto diretto e più stretto con il comando”.

 

Tre vigili in bicicletta per combattere le gang di quartiere a San Siro e al Corvetto sembrano un po’ poco: lei conosce bene queste realtà. Qual è la sua idea per restituire decoro e una vera integrazione alle periferie? “I vigili di quartiere non avranno compiti di repressione, dovranno diventare il punto di riferimento di cittadini e commercianti. Raccogliere le informazioni su tutto quello che succede nella loro zona. Informazioni che verranno poi trasferite al comando centrale e alle altre forze dell’ordine. Oggi abbiamo quartieri con occupazioni abusive, povertà, problemi di spaccio e alcolismo. Queste realtà vanno aggredite sotto tutti i punti di vista e ciò si può fare solo con un lavoro sinergico di tutte le forze dell’ordine. Detto ciò mettere in campo agenti che pattugliano a piedi o in bicicletta è un primo passo per riportate ordine e non far sentire i cittadini abbandonati”.

 

Come andrebbe affrontata – in termini di sicurezza e integrazione - la presenza in città di tanti immigrati? “La Bossi-Fini non ha mai funzionato. Ha prodotto una marea di immigrati non regolari nei nostri territori. Basti pensare che se un immigrato perde il posto di lavoro, perde anche il permesso di soggiorno. In questi anni di grave crisi economica sono stati tanti a trovarsi di fronte a questa situazione. Persone a cui non si possono dare nemmeno servizi. Poi ci sono i nuovi arrivi, su cui oggi la discussione è molto aspra e accesa. Penso che la radicalizzazione della posizioni ideologiche su questi temi, senza essere capaci di riconoscere i problemi che l’accoglienza di così tanti immigrati determina, spinga gran parte dell’elettorato a destra. Inviterei tutti a meno ideologia e a più serietà e concretezza. Il mare dell’odio e del razzismo si combatte con la consapevolezza e la gestione ordinata dei rifugiati. Oggi purtroppo siamo ancora lontani”.

 

Un anno di lavoro con la giunta Sala, com’è andata? “La domanda andrebbe posta ai cittadini. Posso dire che mi sento soddisfatta rispetto alle cose che siamo riusciti a fare. La strada è lunga ma ascoltando i cittadini il percorso è diventato più facile”.

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