Filippo Penati (foto LaPresse)

Perché gli elettori in Lombardia non abboccano alla fuffa M5s

Redazione

Lodi, Como, Sesto San Giovanni: le roboanti inchieste che non hanno premiato l'onestà-tà-tà

Tu chiamalo, se vuoi, effetto Virginia Raggi, la sindaca di Roma che sta finendo di tramortire la già esanime Città Eterna. Oppure riflettete, come hanno fatto molti osservatori dopo il primo turno delle comunali di domenica scorsa, che una volta provata una giunta grillina, gli elettori il bis non lo vogliono. Tutto vero. Ma siccome nei capoluoghi lombardi in cui si è votato per i sindaci i grillini non governavano, ma speravano in un botto d’eco nazionale, il loro flop racconta anche un’altra, significativa storia. Gli elettori lombardi – gente seria, realista – alla fuffa dell’onestà-tà-tà non abboccano. Si era già visto a Milano, dove lo scorso anno la competizione tra due candidati seri e lontani dall’antipolitica aveva ridotto all’insignificanza la presenza del M5s. Questo vuole essere un piccolo contributo alla quota parte di ottimismo che sembra poter tornare nella vita della nostra società. Sta a vedere che sotto la cenere cova una scintilla di raziocinio non tanto (impresa disperata) del premiato circo mediatico-giudiziario, quanto nel corpus degli elettori bistrattati, offesi, ma mica fessi.

 

Lo spunto del primo turno delle Amministrative in Lombardia, appunto. In almeno tre grandi città c’erano state negli ultimi anni roboanti e mediatizzate inchieste giudiziarie, “processi celebri” alla malapolitica e alla “casta”. Acqua nell’orto del populismo. A Lodi, ad esempio, nella primavera 2016, la città venne sconvolta dall’arresto del sindaco Uggetti. Molto farlocco, tutto da provare. Ma intanto, come d’abitudine, il processo mediatico era già stato imbastito, celebrato e l’esito divulgato. A Como, addirittura, sono quasi dieci anni che le paratie anti-alluvione del lago (vicenda tra le più grottesche, va detto) portano politici e funzionari sul banco degli imputati. Nel settembre 2009 viene aperta un’inchiesta: dal centrodestra di Stefano Bruni si passa nelle urne al centrosinistra di Mario Lucini. Nel 2016 la procura indaga sia Lucini che Bruni, centrodestra e centrosinistra. Il popolino ulula. Di Sesto San Giovanni poco da dire. Il processo al “sistema Sesto” è stato lungo e di rilevanza nazionale. Finito in un niente, quello sì, scandaloso. Tuttavia la sinistra al governo da 70 anni ha dovuto pagare pegno. Recentemente il Fatto Quotidiano ha scritto di uno scandalo che riguarderebbe il candidato del centrodestra Di Stefano, che ha promesso querele parlando di fatti di sei anni fa. Destra e sinistra, tribunali e carte bollate. Una manna per i grillini? Non proprio, a dirla tutta. Il Movimento cinque stelle ancora una volta è fuori dal ballottaggio, e ha guadagnato una manciata di voti, 800. E a Como? Cinque anni fa il M5s prese 1.963 voti, pari al 4,89 per cento. Dopo cinque anni i sostenitori dell’onestà-tà-tà hanno preso quasi cento voti in meno, anche se la percentuale è cresciuta a causa dell’astensionismo (5,46%). Sarà andata meglio a Lodi? Non proprio. Massimo Casiraghi ha preso 1.938 voti, pari al 9,58 per cento. Il 3 per cento in più, pari a poco più di 500 voti. Ovviamente, fuori dal ballottaggio. Sta a vedere che nelle urne le inchieste mediatizzate e l’onestà da Sacro Blog cominciano a non entrarci più.

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