Giuseppe Sala e Matteo Renzi (Foto LaPresse)

Il (non) ciaone di Sala a Renzi e il problema di non avere nemici a sinistra

Redazione

In vista delle primarie per il segretario Pd dice: “Non ho deciso per chi votare”. Le mosse del sindaco di Milano

Lontana l’eco della marcia trionfale di Giuseppe Sala lungo i padiglioni Expo, accanto ad Angela Merkel e Michelle Obama. E col premier Matteo Renzi sempre presente, pronto a incoraggiare il modello Milano. Oggi Sala, in vista delle primarie per la scelta (o la riconferma) del nuovo segretario Pd, dice: “Non ho deciso per chi votare” e costringe poi l’ex premier a un conciliabolo sulle panche del Duomo, durante il compianto per Franca Sozzani.

 

Ma cos’è successo a Beppe Sala? Difficile dirlo. Certo le scosse del 4 dicembre sono arrivate fino a Milano, che pure disse Sì. Forse il percorso accidentato del quasi primo anno a palazzo Marino ha lasciato il segno. Fatto sta che, dopo la firma del Patto per Milano, Sala ha incontrato molti ostacoli d’immagine e di fatto sulla sua strada. A partire dalla mancata rottamazione delle multe dei milanesi, quando la giunta ha deciso di voltare le spalle al “fisco amico” voluto proprio da Renzi. Poi il caso Cocco: l’assessora fortemente voluta dal sindaco che si rifiutava di presentare la denuncia dei redditi, per scoprire poi che aveva in portafoglio 3,6 milioni di euro di azioni Microsoft, azienda probabilmente destinata ad avere rapporti anche con l’amministrazione comunale. Poi la rottura coi sindacati confederali sulla  mobilità: “Il sindaco indebolisce Atm e peggiora il trasporto pubblico cittadino”, e intanto c’è il futuro della nuova presidenza da decidere.

 

In città qualche altra perplessità cresce quando Sala fa sua la proposta dell’assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino (lanciatissimo con Andrea Orlando verso le primarie e il Parlamento) per una manifestazione-fotocopia di quella di Barcellona un paio di settimane fa, intesa ad accogliere ancor più migranti, il prossimo 20 maggio. Proprio mentre i dati diffusi dalla Regione parlano di Milano come una città “assediata”, che ospita il maggior numero di migranti e di irregolari del paese e l’opinione pubblica rischia di infiammarsi. Con Renzi al momento indebolito (ma lo sa, Sala, che nei sondaggi sta volando molto più che Orlando ed Emiliano?) aggiustare con realismo un buon rapporto con il governo di lunga durata Gentiloni, e soprattutto pararsi a sinistra – la sinistra di giunta e la sinistra di area Pisapia destinata a recitare un ruolo – è ragionevolmente saggio. E del resto la lettera firmata con Chiamparino sul Corriere non era un “ciaone” a Renzi. Sala il pragmatico tiene la barra dell’amministrazione, in fondo guidare le aziende è il suo mestiere. La politica, invece, non è mai una marcia trionfale.