Guerre a Trenord

Daniele Bonecchi

Che cosa c’è in ballo (poteri e quattrini) dall’idea della fusione con Atm che porterebbe in campo Fs

Se non è guerra, poco ci manca. Perché i sindacati confederali non ne vogliono sapere di fusione fra Atm e Trenord, con le Ferrovie dello stato a fare da “padrone di fatto” della situazione e hanno proclamato lo stato di agitazione. Oggi a Palazzo Marino incontro forse decisivo per capire se la situazione è destinata a precipitare. “Vediamo se il sindaco avrà il coraggio di venire all’incontro per presentare il suo progetto sul futuro del trasporto pubblico a Milano, a noi non basta discutere con quello ‘spaventapasseri’ del suo assessore – insiste un sindacalista – deve essere lui, dopo le promesse elettorali, a metterci la faccia”. Certo è che tutti gli indicatori parlano della forte offensiva delle Fs per diventare uno dei grandi player internazionali del trasporto pubblico locale. Dopo l’alta velocità, pare proprio che per Renato Mazzoncini, amministratore delegato del gruppo, la mission sia conquistare metropolitane, tram e bus locali per competere nelle gare a livello europeo.

 

Non è un caso che dopo la conquista con Bus Italia-Sita-Nord (gruppo Fs) dell’Ataf di Firenze, l’azienda sia entrata nella proprietà della M5, la linea metropolitana più innovativa (automatica) di Milano. Fs ha acquisito infatti una quota pari al 36,7% posseduta da Astaldi in M5, valutata 64,5 milioni di euro. Di fusione tra Atm e Trenord se n’era già parlato ai tempi di Pisapia. Giuseppe Bonomi, già presidente Sea oggi alla guida di Arexpo, moderatamente leghista, era stato indicato da Maroni per coordinarne i lavori. Ma la ferma opposizione dell’Atm, guidata da Bruno Rota, aveva fatto saltare l’operazione. Ora Rota è in scadenza ma conta di restare in azienda come direttore generale (carica già oggi ricoperta). Sala ha lanciato il bando per cercare, tra gli altri, anche il nuovo presidente di Atm. Al momento si fanno due nome: Maria Berrini, direttrice dell’Amat, l’agenzia per la mobilità del comune (una specie di centro studi) e Marco Rettighieri, già Italfer, scelto da Sala, dopo l’arresto di Angelo Paris, per completare i cantieri Expo.

 

Ma la posta in gioco è alta e nel giro di 24 ore potrebbero essere bruciati. Con un presidente più in linea coi desideri del sindaco l’operazione fusione con Trenord e Fs potrebbe andare avanti. La Regione, prima con Roberto Maroni e poi con Andrea Gibelli presidente di Ferrovienord (57,5% della Regione, 14,5% Fs) azionista di Trenord, ha manifestato il proprio interesse a portare avanti la fusione. Per la Regione Trenord è un pozzo senza fondo (investimenti a pioggia) che non convince (in termini di qualità del servizio) il governatore. Al momento si ragiona in termini di partecipazione paritaria dei tre (Atm, Trenord, Fs) ma sarebbero le Fs a gestire il maggiore gettito finanziario negli investimenti e, alla fine, a controllare la neonata società. “Giù le mani dall’Atm!”, scandisce Giovanni Abimelech segretario regionale della Fit Cisl. “E’ facile distruggere in un attimo un patrimonio costruito dai milanesi e dai lavoratori dell’Atm in tanti anni, ma poi nell’interesse di chi? Oggi l’Atm governa l’insieme dei sistemi della mobilità cittadina con risultati importanti – prosegue il sindacalista – se domani la gestione passasse a un’azienda che ha il cervello a Roma cosa potrebbe accadere?

 

Non siamo contrari in linea di principio alla creazione di un soggetto forte, in grado di fare concorrenza ai grandi gruppi europei, ma cuore e cervello devono restare a Milano”. Parole chiare. Perché la giunta ha già pronto il bando per il Tpl milanese e pare che sia disegnato proprio per ridimensionare il ruolo di Atm. Per Luca Stanzione, segretario della Filt Cgil, nell’incontro di oggi non ci sarà spazio per parlare di fusioni. “Vogliamo discutere di Atm e del trasporto pubblico in una realtà che somiglia sempre più a una megalopoli. Il comune ha pronto un bando di gara per il Tpl che spezza in due lotti il servizio: da una parte il trasporto e dall’altra i servizi integrati, come sosta e car sharing. Ma la forza di Atm è sempre stata quella di saper integrare le attività e ha saputo fare mettendo in campo un servizio di qualità. Oggi l’azienda è l’unico player in grado di affrontare la concorrenza dei grandi gruppi europei, indebolirla è sbagliato”, conclude Stanzione. Chi ha più filo da tessere o binari da stendere lo farà. Per Maroni creare un grande gruppo del trasporto pubblico locale, liberandosi di Trenord sarebbe un bel colpo elettorale, anche se, tra i leghisti c’è chi dice che vendere una società lombarda a un’azienda di stato, e romana, non sarebbe il massimo. Sala temporeggia, in attesa dei nuovi vertici di Atm, più malleabili. “Credo sia doveroso guardare a tutte le ipotesi nell’interesse degli utilizzatori del servizio”. 

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