Francesco Laforgia (foto LaPresse)

Che farà Laforgia, nuovo pontiere prog-dem con vista su Roma?

Cristina Giudici

Chi è e quali sono i piani del capogruppo a Montecitorio del movimento dei fuoriusciti che hanno ripescato l’acronimo post-sessantottino di Dp

Ora sul suo profilo Facebook (quasi) tutti lo festeggiano per il suo nuovo incarico di capogruppo a Montecitorio del movimento dei fuoriusciti che hanno ripescato l’acronimo post-sessantottino di Dp. E forse per dimostrare che il modello Milano resiste, anche i renziani che ha scritto qualche commento sarcastico sul suo (s)vincolo di mandato in cerca di un posto al sole alle prossime elezioni si sono affrettati a cancellare i loro post poche ore dopo. All’insegna del fairplay. Ma a Milano Francesco Laforgia, che è stato coordinatore cittadino del Pd durante il mandato di Pisapia (dopo aver tifato per Stefano Boeri alle primarie), è considerato un bravo ragazzo, uno da seconda fila insomma, che s’è guadagnato la sua candidatura alle parlamentari del 2012 con 3.694 preferenze perché aveva il compito organizzativo di occuparsi dei circoli del Pd e in questo modo si è creato diversi follower.

 

Molti sono rimasti stupiti dall’incarico dato all’ex bocconiano, 39 anni, figura ancora sfumata nell’arena della politica romana. Uno che ha studiato alla Bocconi e ha vissuto in America latina per un programma di scambio universitario sulla formazione delle politiche industriali nei paesi in via di sviluppo. E anche se ora i suoi fan dicono che la sua scelta è stata coerente, lui ci ha pensato su parecchio prima di decidersi. Sebbene a disagio, Laforgia non sembrava affatto convinto di lasciare la ditta fino a poche settimane fa. Coloro che hanno tessuto la trama dalemiana-bersaniana in Lombardia ammettono di aver lavorato ai suoi fianchi per diverso tempo. Cuperliano dialogante, così si definiva nel dicembre scorso quando forse pensava di poter avere un ruolo adeguato alle sue ambizioni nella sinistra del Pd, ha prima sposato la campagna di Michele Emiliano e poi ha deciso di diventare il parlamentare referente a Milano della nuova-vecchia sinistra scissionista. I suoi collaboratori affermano che il suo progetto era quello legato al trio Speranza-Rossi-Emiliano e che la scelta del governatore pugliese di fare il solista lo abbia convinto a strappare, anche se probabilmente ha semplicemente intuito che non poteva fidarsi di Emiliano.

Circolano due interpretazioni. Una più generosa, fatta da un bersaniano di ferro, ritiene che Laforgia possa essere la figura adatta per fare da pontiere fra diverse anime della sinistra potpourri che compongono Dp e il Campo progressista di Giuliano Pisapia. Un’altra, più perfida e renziana, che invece sostiene gli sia stato offerto l’incarico di capogruppo dei parlamentari dp per cercare di rompere l’ecumenico modello Milano. Su Fb, lui ha commentato così: “Giornate cariche di emozioni, riflessioni, contorsioni. Oggi però è partita la navigazione. Per riprendersi il fuori e quanto di buono abbiamo tenuto alla porta o persino allontanato. Perdonatemi, scriverò qualcosa di più compiuto nelle prossime ore. Adesso si parte”. Per andare dove? “Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?”, diceva Totò al ghisa di Milano.