(foto LaPresse)

Toh, si sono svegliati i sindacati e non sono troppo contenti di Sala

Daniele Bonecchi

Domani sindaco e parti sociali (un po’ trascurate dalla giunta di sinistra) si incontrano. L’occasione per dimenticare vecchie liturgie

E’ stato Massimo Bonini, segretario della Camera del lavoro di Milano, a gettare il sasso nello stagno delle relazioni tra sindacati confederali e comune di Milano. Beppe Sala “si è dimenticato di welfare e lavoro”, aveva tuonato il capo della Cgil milanese un paio di settimane fa, per rincarare la dose dopo i tagli degli autobus notturni dell’Atm, molto utili ai pendolari. Con qualche acuto inatteso Bonini ha voluto aprire uno spiraglio sul sistema di relazioni tra civica amministrazione e parti sociali che, con Pisapia, aveva vissuto una stagione opaca. Il sindaco arancione – a detta di alcuni esponenti sindacali – si limitava infatti a chiamare imprese e rappresentanti dei lavoratori alla vigilia delle sue missioni romane per battere cassa, contando sulla disponibilità generale nel sostenere gli sforzi del comune. Ma domani Sala potrebbe aprire una stagione nuova, con qualche turbolenza sul progetto periferie, ma con molte chance per il sistema Milano. E inatteso è arrivato lo schiaffo del governo che ha penalizzato proprio Milano, con un taglio di 18 milioni per il quartiere Adriano. Zona ricettacolo di emarginazione e droga, per la quale il comune ha previsto anche la realizzazione di una nuova scuola media e il prolungamento delle linea tranviaria.

Ma l’amministrazione non ha intenzione di rallentare gli investimenti, e qualche santo provvederà. “La città e l’area metropolitana hanno enormi potenzialità ed è giusto che l’amministrazione comunale disegni il percorso per lo sviluppo e la crescita dei progetti”, spiega Danilo Galvagni, segretario milanese della Cisl. “Mi auguro che ci sia voglia concreta di confronto. In passato il tavolo Milano è stato una stanca passerella, quasi un’amara e inutile medicina. Noi crediamo di poter dare un contributo alla città. Una città che non è solo luci e grattacieli – sono molte le zone d’ombra dove la sofferenza non manca – ma che non ha mai nascosto la propria generosità e la vocazione a crescere e a generare lavoro”. Nessuno pare rimpiangere la concertazione degli anni Novanta, che tanti veti incrociati e tanto immobilismo ha prodotto nel nostro paese. A partire dalla sua degenerazione che l’ha trasformata in un fine, piuttosto che un mezzo per affrontare problemi con soluzioni diverse ma convergenti. Ma come la politica è “l’arte del possibile”, in una società moderna, il dialogo tra le diverse componenti della società è una necessità. Le fughe in avanti hanno fatto pagare un prezzo assai caro al paese. Basta pensare alla prolungata incomunicabilità tra governo e Cgil, che ha costruito un muro oggi difficile da abbattere, al punto che dopo il referendum costituzionale ora siamo alle prese con quello per cancellare il Jobs Act (ieri la Consulta ha bocciato il quesito sull’art. 18, ma approvato i due sui voucher e gli appalti) col rischio, o la certezza, di buttare il bambino con l’acqua sporca. Milano deve evitare di recitare lo stesso copione.

E proprio a Milano Cgil, Cisl e Uil chiedono di percorrere la strada che ha dato buoni risultati con Expo. I protagonisti sono gli stessi. Una strada lastricata anche da cento protocolli, serviti a nulla, ma cementata dal confronto sulla flessibilità, sulla ricerca di soluzioni utili a far crescere il lavoro e le opportunità di sviluppo. Per dialogare bisogna essere in due, e se il mondo confindustriale ha da sempre un canale privilegiato nel rapporto con governi e amministrazioni locali, sindacati, artigiani e piccole imprese no. “Mi auguro che Sala non pensi di essere autosufficiente – spiega Marco Accornero, segretario generale dell’Unione Artigiani – credo che l’amministrazione debba poter contare sul contributo delle categorie. Ci aspettiamo, dall’incontro di domani col sindaco, che inizi un dialogo concreto. Dalle elezioni è un primo contatto dopo sei mesi. Noi abbiamo fatto proposte su formazione, semplificazione, il recupero delle periferie. L’augurio è che domani ci siano risposte sui temi cruciali del lavoro e dello sviluppo. Noi rilanceremo perchè la città può essere più attrattiva e più aperta agli investimenti. Pensiamo anche all’utilizzo degli immobili dismessi per gli artigiani. Vediamo come si muoverà il sindaco. Noi ci siamo”, conclude Accornero.

E sulla necessità di ristabilire un canale di comunicazione con la società milanese è scesa in campo nei giorni scorsi anche Mariastella Gelmini, tra i leader di Forza Italia, in Consiglio comunale proprio a Milano. Confcommercio sarà presente col suo pezzo da novanta: Carluccio Sangalli. E tra Sangalli e Sala c’è un rapporto consolidato nel tempo grazie ad Expo. Alle periferie i commercianti sono particolarmente attenti perché rappresentano la prima linea nella crisi che ha colpito soprattutto i negozi di vicinato. Confcommercio, d’altra parte, è l’unica associazione imprenditoriale ad avere un rapporto organico con l’amministrazione, che ha consentito anche di alleggerire le difficoltà degli esercenti alle prese coi numerosi ed invasivi cantieri della M4. Domani toccherà a Sala decidere se voltare pagina e aprire una stagione nuova o proseguire nelle stanche liturgie che producono assai poco. Attorno al tavolo e in città la fiducia e l’attesa ci sono. 

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