La mensa dell'Opera San Francesco in piazzale Velasquez (Lapresse)

Granmilano

I giovani artisti di “Play2give” alla scoperta dell'Opera San Francesco

Cristina Giudici

Creator digitali, talent, artisti, microinfluencer che spendono il loro tempo per capire e far capire il senso concreto della solidarietà e dello sport inclusivo. Fra commozione e impegno, la loro tappa alla mensa e al cento di raccolta

“Nooo, ma che boomerata hai fatto? Vabbè ma ci sta”, esclamano divertiti, quando cerco di smanettare sullo smartphone per vedere quanti follower hanno. Sono creator digitali, talent, artisti, microinfluencer. Giovani della generazione Zeta che, grazie al lavoro di Play2give con la Nazionale Cantanti, ci hanno messo la faccia e le gambe per giocare a calcio in terza categoria nelle periferie, negli oratori, per capire e far capire il senso concreto della solidarietà, dello sport inclusivo. E per dare ai loro coetanei che sono in mezzo al guado un messaggio semplice, e dannatamente complicato da mettere in pratica: “Crederci, perché bisogna crederci per riuscire a sfangarla. Se non credi in te stesso, nessun altro lo farà per te”, dicono più o meno tutti. Due giorni fa Michele Michelazzo, fondatore di Play2give, ha raccolto alcuni giovani del suo team che chiama il “Grande Fratello dei buoni” per portarli alla mensa dell’Opera San Francesco, dove ogni giorno arrivano duemila persone per un pasto caldo. E prima di entrare nella mensa, sono stati al centro raccolta di indumenti e medicine dove il presidente di Opera San Francesco, fra’ Marcello Longhi, ha spiegato loro il valore supremo della dignità per chi ha perso tutto. 

 

“Questa cosa della dignità è importante”, dice Alessandro Patacchini, in arte Pata, 23 anni, che viene da Rozzano, ha giocato nei giovani dell’Inter e, dopo essere stato acquistato dal Parma, si è fatto male. Stoppato da una caduta, ci ha scritto su una canzone, “Lettera al successo”, per spiegare ai suoi coetanei quanto sia effimera la fama che lui ha solo sfiorato. “Fare beneficenza è importante per noi che in questo modo ci sentiamo utili e anche per i nostri follower che così capiscono cosa succede nella realtà”, aggiunge ZW Jackson (Antonio Pellegrino), creator. Un po’ talent e un po’ ragazzi di periferia; un po’ ragazzi normali che hanno un seguito sui social ma nella vita studiano o lavorano. Play2Give è un’avventura diversa dalle solite, è un progetto di charity sostenuto da questi giovani artisti, creator e youtuber, per dare sostegno a realtà locali attraverso eventi sportivi, rivolti alle persone più fragili.  

 

Ci sono anche un po’ figli d’arte. Come Giovanni Antonacci, figlio di Biagio, e Marianna Morandi, artista esordiente di 22 anni che, sorridendo, osserva: “Si tratta di un’esperienza utile che mi porterò dietro nella vita”. Hanno ascoltato con attenzione il frate cappuccino Marcello Longhi spiegare cosa siano le nuove povertà. Entrati in campo, questa volta, non per giocare a pallone ma per servire alla mensa dei poveri: insieme al rapper Shade, Vito Ventura, Pierpaolo Petrelli, (Grande Fratello Vip) e Tommaso Cassissa, creator e attore genovese: ci ha spiegato di essere stato scout e pensa sia giusto mettersi a disposizione degli altri. Cuffia in testa, si sono messi tutti dietro il bancone per servire un piatto caldo ai senza dimora, in maggioranza stranieri. Fra’ Marcello parlava a bassa voce, fitto fitto, con tutti i giovani del team di Play2give, per spiegare il dramma dei senza tetto, come fare ad accoglierli senza giudicarli, come dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati. Ha anche raccontato degli insulti che riceve dai vicini, perché la mensa si trova in una zona centrale di Milano, fa scendere il valore degli immobili e crea imbarazzo a chi si trova di fronte un’umanità dolente che ricorda a tutti la caducità dell’esistenza terrena. Fra’ Marcello si è commosso quando ha rievocato l’incontro straziante fra una giovane ragazza senza dimora e un calciatore che si sono abbracciati a lungo, prima di congedarsi. “Io ho perso il senno quando ho dovuto smettere di giocare, Dio non mi ha aiutato ma mi ha dato un segnale”, confida il Pata, Alessandro Patacchini, che è stato aiutato da un influencer del gruppo a tentare la strada dei social media e trovare così un riscatto dopo lo stop nel calcio di serie A. “Con loro, grazie a loro, Play2give (e la Nazionale Cantanti) mettiamo insieme chi ha successo e chi resta indietro o ha una vita normale. E diamo un messaggio alla loro generazione sul significato della solidarietà che è necessaria per tenere insieme una società che altrimenti di disgrega”, conclude Michelazzo.