Foto di Matteo Corner, via Ansa 

Gran Milano

Altro che sovranismi, la Regio Insubrica unisce 4 milioni di persone e funziona

Paola Bulbarelli

Comprende il Canton Ticino e le province di Como, Varese, Verbano-Cusio-Ossola, Lecco e Novara. L'obiettivo è promuovere la cooperazione transfrontaliera e, tra temi fiscali e questioni di mobilità, sta riuscendo

Chissà se tutti quelli che parlavano il milanese (pochissimi oramai) sapevano di usare anche il dialetto insubre. Pare proprio che Milano e i milanesi vengano da lì, da quella popolazione celtica che abitava la regione compresa fra il Po e i laghi prealpini a partire dal IV secolo a.C. cui Tito Livio attribuisce la fondazione di Milano. Gran tema per leghisti colti dei tempi del Bossi, ma la storia che ci interessa è un’altra. 


Oggi la Regio Insubrica, nata dal 1995 e considerata una euroregione, riunisce il Canton Ticino e le province di Como, Varese, Verbano-Cusio-Ossola, Lecco e Novara. Obiettivo? Promuovere la cooperazione transfrontaliera nella regione dei laghi prealpini favorendo, nello stesso tempo, la presa di coscienza dell’appartenenza a un territorio che è iscritto, al di là dei confini istituzionali, nella geografia, nella storia, nella cultura e nella lingua.

 

Sorpresa, il programma insubre funziona, e recentemente la Giunta regionale della Lombardia ha dato il suo via libera alla “Programmazione Interreg Svizzera-Italia” per il periodo 2021-2027. Un’area al centro dell’Europa, che oltre confine comprende i tre cantoni svizzeri Ticino, Grigioni e Vallese, a cui in Italia si aggiungono la Valle d’Aosta e la Provincia Autonoma di Bolzano. Ci vivono 4,4 milioni di persone, 890 mila in Svizzera e 3,54 milioni in Italia, e le differenze socioeconomiche, culturali e linguistiche non mancano. Però il dialogo Italia Svizzera prosegue positivamente, a testimonianza di un’area molto integrata, tanto che a Bellinzona si sono da poco trovati il presidente del Consiglio di stato del Canton Ticino Claudio Zali, il presidente lombardo Attilio Fontana, accompagnato da Massimo Sertori, assessore agli Enti locali e Montagna e presidente della Regio Insubrica, e Claudia Terzi, assessore alle Infrastrutture, Trasporti e Mobilità.

 

Tema, valutare lo stato di avanzamento della roadmap sulle materie transfrontaliere di interesse comune sottoscritta nel 2018. “A quattro anni di distanza – spiega Zali – ci ritroviamo per aggiornarla e fare un bilancio di ciò che è stato fatto: le parti positive sono prevalenti soprattutto nei temi della fiscalità dei lavoratori transfrontalieri”. L’accordo si è poi esteso alla parte della mobilità, settore difficile da tutte e due le parti della frontiera perché né il Canton Ticino né la Lombardia determinano ciò che avviene in una catena di trasporti, e “nessuno di noi è esecutore e gestore delle infrastrutture”. Il confine tra i due paesi è lungo ben 750 km, e costituisce anche un confine fisico a livello di mobilità. Più facile accordarsi sui temi fiscali: “L’accordo sulle questioni fiscali dei frontalieri è stato risolto perché abbiamo sottoposto ai nostri governi una bozza di accordo già predisposta e che sostanzialmente è stata recepita”, spiega Fontana. Per il miglioramento dei collegamenti, pesano soprattutto quelli su ferro. “Regione sta attendendo forti investimenti da Roma che sono già stati finanziati che nel momento della realizzazione comporterebbero un miglioramento tra le nostre regioni”. 

 

In un periodo storico in cui il tema delle sovranità territoriali sembra a tratti voler portare all’indietro i processi d’integrazione, è importante costatare che i flussi  e i rapporti che hanno disegnato la storia di queste terre continuano a incidere. E, oggi, persino la questione climatica non può essere affrontata senza guardare a una più ampia “regione insubre”. “In accordo con i ministri del Canton Ticino – continua Fontana – abbiamo cercato di utilizzare l’acqua del lago Maggiore con tenendo in equilibrio le esigenze degli agricoltori, con quelle ambientali e del turismo. Ora cerchiamo soluzioni per prevedere quelle che saranno emergenze cicliche”. C’è il progetto “Smisto” nato per aumentare l’utilizzo del trasporto pubblico. “Dal lato trasporto ferroviario – dice Claudia Terzi – quello che potevamo fare l’abbiamo fatto. Da tempo facciamo pressioni su Rfi per fare quello che doveva essere fatto venti o trent’anni fa. Abbiamo però una società ferroviaria in comune che è un piccolo gioiello, la TILO, 50 per cento Trenord e 50 Canton Ticino, utilissima, con una puntualità che arriva al 92-95 per cento e tariffe molto convenienti, grazie alla riorganizzazione di servizi” Beati gli insubri, che ci sono ancora. 

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