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Allarme imprese: il nuovo booklet di Assolombarda

Mariarosaria Marchesano

"Occorre prendere delle misure quanto mai urgenti perché le nostre imprese sono a capo di filiere interconnesse. Se si ferma la Lombardia si ferma tutto il paese", dice Alessandro Spada

“Se si ferma la Lombardia si ferma tutto il paese. Bisogna intervenire subito per contrastare gli effetti dell’inflazione e i rincari che subiscono le imprese”. Il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, si affida al video che accompagna l’ultimo booklet economico della regione per inviare un messaggio al governo Meloni, sulla falsariga di quanto fatto dal presidente di Confidustria, Carlo Bonomi, qualche settimana fa. “Prima le imprese”, aveva esclamato Bonomi mettendo le mani avanti rispetto a qualsiasi altro scostamento di bilancio che Palazzo Chigi avesse in mente di fare per pensioni o flat tax. E adesso che la discussione sulla manovra finanziaria si sta concentrando sulla ricerca di fondi extra budget per combattere il caro bollette, Assolombarda si fa avanti per dire a Roma che nella locomotiva d’Italia le cose non stanno andando affatto bene, nonostante il recente calo del prezzo del gas.

“Le prospettive per l’economia lombarda appaiono in progressivo peggioramento, all’interno di un quadro di indebolimento del ciclo globale più marcato del previsto – dice Spada – Scende ancora la fiducia: a settembre si ridimensionano pesantemente gli ordini e si riducono le aspettative di imprese e consumatori per l’ultima parte del 2022”. Dati aggregati sul repentino peggioramento economico ancora non ce ne sono, ma le rilevazioni del centro studi di Assolombarda anticipano la caduta che potrebbe verificarsi nel quarto trimestre. “Occorre prendere delle misure quanto mai urgenti perché le nostre imprese sono a capo di filiere interconnesse con tutto il resto del paese”, prosegue Spada. Le aziende pagano ancora oggi per l’energia elettrica un prezzo quattro volte superiore a quello pre Covid, mentre il costo del gas è aumentato di dieci volte in due anni. “Le forti pressioni – osserva il presidente degli industriali lombardi – incidono negativamente sul nostro territorio, traino dell’economia italiana, con il rischio di colpire ulteriormente le produzioni. Se non contrastato adeguatamente, questo fenomeno può portare alla chiusura di molte imprese mettendo in pericolo posti di lavoro”.

Insomma, Palazzo Chigi è avvisato, anche perché in Lombardia si vede già adesso come sarà il consuntivo di questo anomalo 2022: caratterizzato cioè da uno spartiacque temporale tra prima dell’estate, quando l’economia ha beneficiato dell’eccezionale ripresa post Covid, e dopo l’estate, quando si è manifestato l’impatto delle tensioni geopolitiche (inflazione ai massimi da diversi decenni, più 8,9 per cento l’incremento a settembre su base annua da 8,4 per cento di agosto) e dei rincari eccezionali di gas e di molte materie prime. Qualche esempio? Mais, frumento e olio di soia hanno prezzi in costante aumento e restano alti anche quelli dei metalli, soprattutto nichel e cobalto. Si registra inoltre, osserva Assolombarda, un consistente aumento del molibdeno, materia prima strategica nella transizione energetica.

Che si tratti o meno di speculazioni, tutti questi fattori a settembre hanno riportato la fiducia delle imprese lombarde e del nord ovest sui livelli minimi di inizio 2021. Assolombarda registra un deciso ridimensionamento degli ordini, sia sul mercato interno sia soprattutto su quello estero, che si portano al di sotto dei livelli dell’ultimo anno, dopo essere stati consistenti in tutta la prima metà del 2022. Anche le attese per l’inverno di domanda e produzione si deteriorano e scendono sui minimi da fine 2020. Sempre nella manifattura, poi, tornano ad aumentare (e sono più della metà) le imprese nel nord ovest che dichiarano ostacoli alle esportazioni. Nello specifico, nel terzo trimestre 2022 raggiungono un picco le segnalazioni di criticità relative a prezzi e costi da parte del 30 per cento delle aziende (erano il 12 per cento prima del Covid). Inoltre, si conferma al 15 per cento la quota di coloro che denunciano un allungamento dei tempi di consegna. Per quanto riguarda l’export, infine, il recupero che è stato registrato rispetto al 2019 è consistente ma “al di sotto del potenziale” e questo perché alcuni comparti produttivi hanno perso quote sui mercati internazionali. Quello che Assolombarda non esprime (ancora) è la preoccupazione per la potenziale perdita di competitività del sistema manifatturiero regionale nei confronti di quello tedesco – con il quale è praticamente interconnesso – dopo che Berlino ha stanziato 200 miliardi di aiuti alle sue imprese. Ma questa è un’altra storia.