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Un Superbonus per le case popolari a Milano

Fabio Massa

Dall’assessore Rizzi un appello al governo: "Abbiamo bisogno di due anni di deroga oltre il termine del 31 dicembre 2023, per riuscire ad arrivare a 10 mila appartamenti ristrutturati"

Ci sono andati tutti, nelle “periferie”, in questa campagna elettorale fatta più di ammiccamenti demagogici che di programmi. “Il senso della partenza della mia campagna da San Siro è che noi stiamo vicino a chi ha meno, a chi ha più difficoltà“, aveva detto Antonio Misiani, già viceministro, marca Partito democratico. A Rozzano, dove c’è il quartiere di case popolari più grande d’Europa, è andata Lia Quartapelle, e anche – ovviamente – uno storico esponente “law and order” di Fdi come Riccardo De Corato. E poi tutti gli altri, di tutti i partiti, ad affollare Stadera, Barona, Giambellino, Sesto San Giovanni e i quartieri densi di palazzi su palazzi che danno nome e storia a parti enormi e significative di territorio milanese. In ogni comizio, in ogni appuntamento, le parole d’ordine sono state sempre le stesse, indifferentemente dal posizionamento politico: sicurezza e ristrutturazione degli immobili. Immobili che hanno spesso enormi problemi dovuti alla vetustà: i grandi conglomerati sono stati costruiti negli anni 60 e 70, in certi casi con la logica che si adottava in quegli anni. Ovvero con la previsione di dover abbattere completamente gli edifici nel giro di 30-40 anni per ricostruirli altrove, come hanno fatto in Francia e Germania. Ma niente è più permanente in Italia di ciò che è provvisorio e così le case sono ancora là, e invecchiano. Non sempre bene, peraltro.

 

Ecco allora che il forzista Alan Rizzi, neo assessore alla Casa in Regione dopo il rimpasto di giunta che ha visto l’uscita di Alessandro Mattinzoli, fedelissimo di Mariastella Gelmini passata nel frattempo sotto le insegne del Terzo Polo, avanza una proposta di assoluto buon senso per il governo che verrà: “Hanno fatto il 110 per cento per le case private, ma la ristrutturazione degli immobili popolari è molto più complicata perché i progetti sono più complessi e con iter più lunghi. Abbiamo bisogno di due anni di deroga oltre il termine del 31 dicembre 2023, per riuscire ad arrivare a 10 mila appartamenti ristrutturati“, spiega Rizzi al Foglio. Si tratterebbe – secondo il titolare di una delle deleghe più delicate del panorama regionale – di una deroga valida unicamente per le case popolari. “Ad oggi, come Aler Milano, sono numerosi i cantieri avviati per fruire del bonus – spiega Rizzi – Sono stati avviati lavori per 225 milioni per la riqualificazione energetica di quasi 4.500 alloggi. Sono poi in fase di contrattualizzazione lavori per circa 50 milioni di euro per 1.900 alloggi il cui avvio è però condizionato dall’esito di una valutazione che le imprese hanno in corso, ai fini del reale ottenimento della cessione dei crediti e del rispetto delle scadenze fissate dal governo al 31 dicembre 2023. Infine sono in fase di progettazione e programmazione lavori per oltre 950 milioni di euro su 7.700 alloggi. Per questi ultimi solo una proroga di due anni potrebbe permettere gli interventi”. Quello che vuol fare Rizzi è proporre un patto agli assessori delle altre regioni con un numero significativo di case popolari e con gli assessori comunali delle città metropolitane. “Penso non solo a Pierfrancesco Maran, assessore alla casa del Comune di Milano, ma anche a Napoli, Torino, Genova, Roma. In ognuna di queste città ci sarebbe bisogno di più tempo per riuscire a completare i progetti di ristrutturazione garantiti dal 110 per cento”. 
Eppure questo non esaurirebbe il tema della casa. “In alcuni casi non si può accedere strutturalmente al superbonus perché non si può avanzare di due classi energetiche come vuole la legge. Stiamo parlando delle case più vecchie, risalenti agli anni ’30. Per quelle, come Regione, abbiamo stanziato nel biennio oltre 12 milioni di euro per coprire i costi non detraibili”, spiega Rizzi. Che, poi, avanza una proposta lungamente espressa da chiunque si occupi di casa: “Occorre un dicastero dedicato alle tematiche dell’housing, e se proprio non si riesce, almeno un sottosegretariato. Serve qualcuno che si occupi di un tema che tocca i più fragili sette giorni su sette, per 365 giorni l’anno. E che se ne occupi a livello governativo, a Roma. Solo così le cose potrebbero cambiare”. Sarebbe anche ora.
Fabio Massa

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