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Gran Milano

Chi vuole lavorare sotto il sole di Gardaland?

Paola Bulbarelli  

Il lavoro “troppo faticoso”, i contratti e gli stagionali che non si trovano. Debunking

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Una volta composto il numero di Gardaland, come ovvio, nessuno ti risponde, ma come per magia (siamo o non siamo in uno dei principali parchi divertimento europei?) finisci in una scatola cinese nella quale altri numeri rimandano ad altri ancora. Forse è per questo che la domanda tra offerta e lavoro fatica a incontrasi, a Gardaland. Ma forse invece no. Bisogna provare a capire. Il punto di vista dell’ad (il parco fa parte della britannica Merlin Entertainments), Sabrina De Carvalho, è consegnato all’Ansa. A Castelnuovo del Garda c’è una azienda con 1.200 dipendenti. Sul sito c’è la sezione “Gardaland - Lavora con Noi: come candidarsi”. E in più: “Gardaland sta cercando personale e diverse figure professionali per questa stagione: controlla le offerte in corso e invia il tuo CV scegliendo la tipologia di lavoro di tuo interesse”. 

    
Nonostante l’accattivante annuncio si è verificata una penuria di lavoratori stagionali (per quanto secondo l’azienda in via di risoluzione: sono stati annunciati 30 nuovi ingressi) e la questione si è fatta particolarmente calda visto che proprio in questo periodo il parco è preso d’assalto e ha dovuto annunciare tagli d’orario serali per mancanza di personale: ben 13 le attrazioni anticiperanno la chiusura. “Con l’estensione dell’apertura del Parco fino alle 23, solo alcune attrazioni saranno temporaneamente chiuse dopo le 19 a causa delle difficoltà che Gardaland, come tutto il settore del turismo, sta riscontrando nella ricerca di personale da assumere per la stagione estiva – aveva  De Carvalho – Mano a mano che si procederà con il recruiting e si raggiungerà il numero necessario di addetti, apriremo progressivamente le attrazioni chiuse”. Va da sé che, inserendosi nelle polemiche sui famosi “lavoratori stagionali che non si trovano” (causa reddito di cittadinanza, è l’accusa mossa anche da piani alti delle associazioni datoriali) la stretta di Gardaland è esplosa come uno spettacolo pirotecnico. 

   
Cosa c’è di vero, quanto di mediaticamente o politicamente distorto, e quanto invece è un problema strutturale del lavoro? Molte critiche, sostenute spesso da associazioni e sindacati, sono legate al fatto che nel settore turismo per i periodi brevi non sarebbero rispettati contratti e livelli retributivi.  La risposta ufficiale, in questo caso, è che “tutti i dipendenti stagionali di Gardaland Resort vengono assunti con regolari contratti di lavoro a tempo determinato, nel pieno rispetto dei livelli salariali e degli altri elementi retributivi definiti dal Contratto collettivo di Lavoro dell’Industria Turistica”. A seconda delle mansioni, si viaggia tra i mille e i 1.200 euro. Eppure, non c’è ressa per andare a Gardaland. Si legge in rete di “turni lunghi e massacranti”, di “ambiente stressante e umiliante”, “di ore e ore non retribuite”.

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Ma come stanno le cose? “Gardaland è come altri luoghi legati al turismo  – spiega al Foglio, Graziella Belligoli, segretaria generale Filcams Cgil Verona – il personale manca per tutta una serie di ragioni. La questione di Gardaland è legata ai lavoratori stagionali: è un lavoro pesante, si lavora al caldo, la flessibilità sugli orari viene molto richiesta e significa fare più ore rispetto al contratto”. Del resto, il turista che arriva ha sempre ragione, o no? Ma secondo i numeri di Assoturismo manca il personale per soddisfare un boom di arrivi per le vacanze, e sono a rischio 6,5 miliardi. Che fare, quindi? “Come organizzazioni sindacali abbiamo chiesto un incontro urgente con l’azienda che è sempre stata disponibile. Esiste un contratto nazionale che Gardaland rispetta, ma serve un contratto integrativo che preveda il riconoscimento di un lavoro faticoso”. Cioè? “Ridurre il periodo di stagionalità il più possibile a favore di un contratto indeterminato senza sospensioni e garantendo un reddito”. Richiesta strana per un’azienda che apre solo un tot di mesi l’anno. “Bisogna favorire la fidelizzazione del personale in modo che siano contenti d’andare a lavorare a Gardaland. Lavorare a 1.200 euro, sotto il sole, è un lavoro duro. E le persone cercano nuovi sbocchi professionali, retributivi e una flessibilità meno pesante. Quindi orari a rotazione, maggiori riposi. I ragazzi sono sotto il sole otto nove ore, è lavoro faticosissimo e gli deve essere riconosciuto”. 

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